La Cooperativa di Stroppiana motore per la risicoltura

La Cooperativa di Stroppiana motore per la risicoltura

di Enrico Villa

ruote-in-ferro-per-trattoriLa cooperativa agricola di Stroppiana, nel Vercellese risicolo ai piedi delle colline del Monferrato, ha più di mezzo secolo durante il quale è riuscita a ben funzionare. Il periodico L’Agricoltore lo ha rilevato. E ha anche evidenziato la storia di questa cooperativa, negli anni che ha costituito le basi per il rapporto dal mondo italiano del riso con uno scenario internazionale, in particolare quello africano, dove esiste la necessità di contatti diretti fra lo stroppianese e le aree di sottosviluppo dove il riso è molto importante. Qui negli anni Cinquanta e Sessanta scorsi, la vecchia Stazione di Risicoltura, fondata all’inizio del secolo dal senatore Novello Novello, già ispettore agrario lomellino, aveva delineato la possibilità di un rapporto stretto – la catalogazione fu citata allora – e il terzo mondo degli emergenti. Ed era anche subito venuto l’aiuto della Associazione di Irrigazione Ovest Sesia, istituita da Camillo Cavour nel 1853, per costruire un ponte di formazione permanente con il Sudamerica – Cuba specialmente – nonché con gli africani e gli asiatici, per la loro storia agronomica ed economica maestri di risicoltura, evidenziato nel globo dagli stessi padiglioni di Expo 2015 dove senza riso, come sottolinea la Fao, il problema della nutrizione dell’umanità sarebbe più complessa e difficile.

Il 4 aprile 1961, quando la Cooperativa di Stroppiana fu costituita, alla presidenza fu chiamato Aldo Bensi di Stroppiana, un agricoltore di poche parole, che recentemente dopo la sua scomparsa, è stato sostituito da Martino Novella. E tra gli undici soci di allora c’era anche un Ferraris, padre di Giacomino Ferraris, attuale segretario della Cooperativa agricola di Stroppiana. Ed è stato proprio Giacomino Ferraris, che fedele alla impostazione originaria dei fondatori, ha curato in particolare due risvolti: i rapporti con l’estero, anche importante per aprire dalla risaia italiana la strada per l’export; e, con l’ampliamento dei compiti nell’ambito delle reti che si stanno formando adesso, coerenti con le raccomandazioni da Bruxelles tramite la nuova Pac (Politica agricola comunitaria) sta trasformando la Cooperativa agricola di Stroppiana in Cooperativa agricola e sociale. Del resto – annotano i giuristi di diritto cooperativo – le caratteristiche di ccoperative sociali non sono del tutto ben definite, anche se con l’apporto di Coldiretti, fondatrice di cooperative di servizio create per aggredire il mercato, le operative agricole stanno diventando sociali. In questo modo vanno considerate le aziende cooperative per l’assistenza ai disabili in ambito agricolo e per la formazione all’agricoltura degli studenti delle scuole regionali. Infatti, questo specifico settore è proprio di competenza delle amministrazioni regionali che stanno elaborando i bandi previsti dalla Pac. E fa questi bandi dovrebbe trovare spazio anche la costituzione di cooperative sociali, con compiti assai ampi compresi fra l’agricoltura, e i comparti più adatti agli stakeholder (agriturismo, formazione, assistenza, divulgazione). Non solo. Come evidenzia uno studio dell’Università di Trento, che fa riferimento a dati Eurispes ( Istituto Europeo di ricerca sugli aspetti agricoli e sociali). il decreto legislativo 118/2005 prevede anche i compiti delle Cooperative sociali, primo passaggio della cooperazione agricola e tecnica a compiti più larghi in grado di proiettare le aziende cooperative in un ambito territoriale più ampio.

La ricerca dell’Eurispes richiama un altro aspetto importante nella storia della cooperazione agricola in Italia: il periodo dagli anni Novanta scorsi dove, con nuovi strumenti giuridici, si intendeva perseguire lo sviluppo di un punto di vista agronomico e della meccanizzazione; e il periodo più complicato anche dalle crisi ricorrenti in agricoltura, incominciato negli anni Ottanta e non ancora ultimato, che dovrebbe essere adeguato alla Pac e ai bandi regionali, riveduti e corretti rispetto a quelli considerati validi fino al 2013.

La cooperativa agricola di Stroppiana è nata nel primo periodo dalla storia italiana delle aziende cooperative. La nascita – commenta L’Agricoltore – nei giorni scorsi è stata documentata con una mostra allestita da Giacomino Ferraris quando la cooperativa è diventata anche un vero e proprio punto di riferimento per gli agricoltori della zona rivedendo non solo un ruolo economico per l’agricoltura, ma anche un ruolo sociale di crescita. Gli 11 soci, già nel 1963 riuscirono a realizzare il primo essiccatoio, basilare dopo la raccolta annuale del cereale. Adesso la Cooperativa di Stroppiana opera su 3.500 ettari con quattro mietitrebbiatrici e cinque trattori cui si aggiungono impianti di stoccaggio, capannoni e altre attrezzature agronomiche applicate sui 500/750 ettari.

I riconosciuti successi della Cooperazione di Stroppiana, passo avanti nella storia locale della cooperazione, avviata all’inizio del Novecento a Oleggio e Gattinara con le coopeative/cantine sociali che, per il vino, già scoprirono gli aspetti della socialità rurale. Tuttavia, per cogliere in pieno l’importanza dopo più di mezzo secolo la Cooperativa di Stroppiana, sembra indispensabile collocarla nella via lattea delle aziende operative nazionali. A Stroppiana, per la precisione 56 anni fa, nacque una delle 400 aziende di cooperative agricole (dati Eurispes) che operano in Italia le quali danno lavoro a circa 4.000 persone. Il loro valore annuo è di circa 300.000 euro di fatturato con ripartizioni sulla base di oltre107.000 euro sul Nord Est e il Nord Ovest. Le più agguerrite – e tra queste la Cooperativa di Stroppiana – secondo la ricerca di Eurispes chiudono in pareggio o riescono a fare utili da reinvestire Quando il meccanismo sarà diventato norma, anche l’agricoltura italiana sarà radicalmente mutata, così come si propone la nuova Pac.

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