Il vino italiano prende Il Volo (fotogallery)

Il vino italiano prende Il Volo (fotogallery)

SAM_0827di Gianfranco Quaglia 

Il vino del futuro Made in Italy per essere sostenibile dovrà contenere alcune caratteristiche fondamentali: qualità innanzitutto, ma anche liberarsi da quell’«incantesimo ideologico» che esalta solo il passato senza lasciare spazio all’innovazione e alla scienza. Così sarà raggiunta una sostenibilità non integralista, ma che darà spazio anche alla redditività economica delle aziende. Nella bottiglia del vino «sostenibile» sarà anche necessario collocare altri parametri, a cominciare dal marketing, materia inusuale anche per coloro, come gli enologi, che da anni hanno fatto affidamento sulle loro indiscutibili doti professionali. Il messaggio arriva dal 70° congresso degli enologi italiani che si è aperto a Castellaneta Marina (Taranto). Il titolo, «Conoscere per capire, sapere per produrre e per vendere» è focalizzato tutto sulla capacità di generare un prodotto di alta qualità e di comunicarlo, in una fase di recessione dei consumi pro capite, per fortuna controbilanciato dall’export che continua a tirare.

Il congresso è stato aperto dal presidente della categoria, Riccardo Cotarella, e dal direttore Giuseppe Martelli, con l’intervento dell’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari della Puglia, Fabrizio Nardoni, del presidente degli enolgi Puglia-Basilicata-Calabria, Massimiliano Apollonio, un fuori programma canoro coordinato da Bruno Vespa con l’esibizione dei tre tenori de «Il volo», vincitori del Festival di Sanremo e reduci dal Contest Song europeo, dove hanno conquistato il premio della critica.

Se la capacità di comunicare sarà la carta vincente dei prossimi anni, l’enologo – come ha ricordato il presidente Cotarella – sarà l’elemento chiave del processo di acculturamento dei consumatori. E Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole, da Expo ha inviato un messaggio ricordando che «il grande lavoro degli enologi italiani in questi anni ci ha consentito di essere leader mondiali nel vino, un comparto che oggi arriva a superare i 5,1 miliardi di euro di export, ma che ha ancora molti margini di crescita. Proprio per questo abbiamo voluto dedicare al vino un padiglione».

A tracciare il percorso del vino del futuro, tutto giocato tra saper produrre e comunicare, gli enologi hanno chiamato esponenti del mondo della gastronomia e della scienza. Al centro «La dieta mediterranea e i suoi vini», un talk show coordinato da Bruno Vespa che ha stimolato cinque chef stellati a raccontare con la loro esperienza la capacità di trasferire al consumatore storia, qualità, conoscenza, territorio, tutto ciò che occorre per promuovere il prodotto. Si sono alternati Heinz Beck, tre stelle de «La Pergola» Rome Cavalieri; Niko Romito (tre stelle del Reale a Castel di Sangro (L’Aquila); Oliver Glowig (due stelle dell’Aldrovandi Villa Borghese (Roma); Livia Iaccarino, due stelle di Sant’Agata sui Due Golfi (Napoli); Antonella Ricci, una stella, del «Fornello da Ricci» a Celle Messapica (Brindisi).

Vino e salute. A dibattere su questo annoso tema sono stati chiamati cinque esperti del settore medico: i cardiologi Antonio Colombo e Vincenzo Montemurro, Antonio Maria Jannello presidente dei primari ospedalieri di chirurgia vascolare, il gastroenterologo Enzo Grossi, il dietologo Giorgio Calabrese. Tutti d’accordo, se pur con sfumature e esperienze professionali diverse: la modica quantità fa bene. Anzi, come sostiene Montemurro, un paio di bicchieri al giorno rappresenta la dose «cardiovasculoprotettiva». Per Calabrese il vino fa bene, ma va sempre associato al cibo, mai a digiuno.

Moderati dal «Gastronauta» Davide Paolini, enologi e agronomi si sono confrontati sul tema della sostenibilità a 360 gradi. Attilio Scienza, docente di viticoltura, ha ammonito: «Viviamo di pure e ci rifugiamo nel passato, non siamo capaci di uscire dalla nostra storia, invece dobbiamo pensare avanti e affidarci alla genetica. Il nostro futuro è trovare varietà tolleranti, resistenti alle malattie». Renzo Cotarella, amministratore delegato delle Marchesi Antinori: «La sostenibilità non può avere una visione solo integralista». Ruggero Mazzilli: «Il vero problema sarà difendere la territorialità, il vino è l’ultimo baluardo difensore del territorio». L’enologo Marco Pellanti: «Sostenibilità senza conoscenza non può esistere».

In apertura del congresso Assoenologi ha premiato con Targa d’oro il giornalista Luciano Ferraro, caporedattore del Corriere della Sera.


You must be logged in to post a comment Login