Il riso non abbonda anzi, potrebbe mancare

di Gianfranco Quaglia

E se venisse a mancare il riso in tavola? Se diventasse merce così rara da non trovarne più sugli scaffali dei supermercati? Insomma, tanto preziosa da essere contesa? Domande impensabili sino a un anno fa, ora legittime e con risposte imprevedibili. Airi (Associazione industrie risiere italiane) lancia un appello non solo generico, ma ufficiale. E lo attua con una campagna promozionale e di avvisi a pagamento sui principali quotidiani italiani. La prima volta che accade nella storia della risicoltura italiana, segno che la situazione è grave.

Più d’una le motivazioni. Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina, hanno cambiato il quadro di riferimento generale. A livello globale si parla di possibile (anzi già conclamata) carestia a causa dei porti bloccati sul Mar Nero, dai quali dovrebbero partire le derrate di grano destinate alle popolazioni dell’Africa, e di conseguenza un aumento di flussi migratori verso l’Italia. Al tempo stesso il conflitto ha di fatto impedito l’approvvigionamento dei fertilizzanti (la maggior parte prodotta in Russia) indispensabili alla preparazione dei terreni di risaia nel Vercellese, Novarese e in Lomellina. Alcune cifre: l’urea (circa 875 euro a tonnellata) ha subito un incremento del +120% rispetto a un anno fa; il nitrato ammonico (675 euro/tonn.) è aumentato del 140%; per i concimi a base di potassio e fosforo c’è un +112%. Sono sufficienti questi numeri per capire che molte aziende risicole si sono trovate di fronte a costi insostenibili. Di più: da registrare il balzo dell’energia elettrica, come sottolinea l’Airi presieduta da Mario Francese: “Da ottobre 2020 a ottobre 2021 è aumentata del 400% e poi ulteriormente raddoppiata da ottobre 2021 a oggi a causa delle tensioni precedenti il conflitto. Stessa sorte per il gas metano, + 650%. Nel medesimo periodo di riferimento il petrolio è cresciuto del 124% e poi fino al 54% negli ultimi mesi con effetti negativi sui costi del gasolio per autotrazione, ai quali si uniscono i quelli quadruplicati nell’ultimo anno della logistica internazionale, accentuati dalla carenza di container. Poi il packaging: +40%.”.

 

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