Il mistero del cavaliere nella cantina dei Santi

Il mistero del cavaliere nella cantina dei Santi

fotoromagnanoE’ passato alla storia come il «cavaliere senza macchia e senza paura». Definizione che incarna le gesta di Pierre Terrail di Bayard, «ultimo erede della più gloriosa tradizione cavalleresca» come lo definisce Lorenzo Del Boca che gli ha dedicato il suo recente libro, «Il mistero del cavaliere» in collaborazione con Giuseppe Ruga (edizioni Piemme). Uomo più di armi che di corte, spadaccino invincibile vissuto tra il 1400 e il 1500, lasciando dietro di sé una scia leggendaria. Figura storica che si presta bene alla trasposizione cinematografica e alla ricostruzione teatrale dell’epoca, come è avvenuto nel museo storico di Villa Caccia a Romagnano Sesia, dove il gruppo di rievocazione storica «Compagnia de la bissa» di Milano ha calato i presenti nell’epoca di Bayard. Con tanto di commento sonoro.

Romagnano Sesia non è una casualità. La storia del «cavaliere senza macchia e senza paura» s’intreccia fortemente con il territorio del vino, a cavallo tra Novarese e Vercellese. E innesca una disputa a lungo dibattuta e non ancora completamente risolta: dove fu ucciso Bayard? Per qualche storico vercellese a Rovasenda, ma Del Boca non ha dubbi. L’autore colloca la sepoltura del suo cavaliere proprio nella chiesa di Romagnano, che ora è più nota come «Cantina dei Santi», perché fu utilizzata come deposito per il vino.

Poco importa dove e quando. Comunque sia, il centro della bassa Valsesia in provincia di Novara è legato al nome di quel cavaliere, tanto da dedicargli una via e un albergo (italianizzato in Baiardo).

Insomma, un legame di cui Del Boca, Ruga e gli altri romagnanesi a distanza di secoli vanno orgogliosi, rivendicando l’appartenenza di quella figura al territorio. Una pagina di storia da leggere e raccontare, un’altra opportunità per capire da dove veniamo e dove andiamo. Alla presentazione sono intervenuti con i due autori Jacques Viret, vicepresidente de «Les amis de Bayard» di Pontcharra (Francia) e l’inviato de «Il Giorno», Gabriele Moroni.  (g. f. q.)

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