Il falso made in Italy, Parigi e il terrorismo

di Gianfranco Quaglia

E’ un divertente pomeriggio alla Triennale di Milano, dove va in scena un processo simulato, sotto accusa un ipotetico chef che ha imitato l’inimitabile risotto di Gualtiero Marchesi. Davanti ai giudici sfilano testi, esperti, e fra questi (questa volta autentica) Sara Gabri, dottore di ricerca in psicologia, responsabile Centro Studi Indicam (Istituto per la lotta alla contraffazione): «Il terrorismo – dice – finanzia anche il mercato della contraffazione e viceversa. Uno degli attentatori di Charlie Ebdo da tempo era sotto osservazione per reati di contraffazione». Poi la sala della Triennale viene avvolta dia profumi del risotto cucinato dal maestro Marchesi e la frase della relatrice è sepolta e dimenticata nell’attesa di gustare quel piatto. E’ il pomeriggio di venerdì 13 novembre, un venerdì nero e tragico che da lì a poche ore passerà alla storia per l’attentato di Parigi.
Soltanto a tarda sera e a distanza di tempo quelle parole risuonano nelle menti di chi era presente a quel «mock trial»(processo simulato). Il legame contraffazione-terrorismo non è una novità, ma l’intervento della studiosa, calato del tutto casualmente in quel venerdì, ora rimbalza con prepotenza e fa riflettere. Il commercio dei prodotti contraffatti spazia dall’abbigliamento all’elettronica sino al cibo. E a proposito di generi alimentari, a fronte dell’export italiano di circa 36 miliardi di euro, l’«Italian sounding», ossia l’agropirateria che imita le nostre produzioni, raggiunge 70 miliardi. Non si può quantificare una percentuale esatta dei rivoli che del traffico del falso sono canalizzati per finanziare il terrorismo, ma certo è che molte operazioni illegali sono di pertinenza di agromafie e criminalità organizzata a vario titolo e che contro il fenomeno della contraffazione sono impegnati governi di tutto il mondo. Insomma, lo scenario che ruota attorno a un falso formaggio italiano o un abito griffato da clonatori stranieri non ha confini e fa rabbrividire. Sino a farci sobbalzare pensando a quel venerdì 13 novembre.

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