Il caldo inverno del riso: la battaglia per uscire dalla crisi

Il caldo inverno del riso: la battaglia per uscire dalla crisi

copacopgeca_6di Gianfranco Quaglia

Il 2017 è stato un anno movimentato per il comparto riso, con il record delle importazioni dal Sudest asiatico a dazio zero, il crollo dei prezzi sul mercato italiano, il decreto sull’etichettatura, quello sulla nuova legge del mercato interno, la nascita di movimenti spontanei come “Il dazio è tratto”, l’annuncio della Regione Piemonte che ha istituito il marchio Piemondina da esporre sugli scaffali della Grande Distribuzione.

Punto e a capo. Il 2018 come sarà? Cruciale, così è stato già definito dagli addetti ai lavori. S’incomincia con un gennaio “caldo”, con il fuoco che cova sotto la risaia apparentemente dormiente in attesa della nuova stagione. Primo atto, 17 gennaio: la convocazione di un tavolo riso da parte di Giorgio Ferrero, assessore all’agricoltura della Regione Piemonte per fare il punto della situazione, confrontarsi sulle misure da adottare in difesa di un settore assediato dalle continue importazioni dall’estero che – come sottolinea Coldiretti Piemonte – sono aumentate del 736% soltanto dalla Birmania. Paolo Dellarole, presidente Coldiretti Vercelli Biella con delega al riso, Delia Revelli, presidente regionale e Bruno Rivarossa, delegato confederale, aggiungono: “Ad aggravare la situazione ci sono i ritardi riguardanti i contributi dell’assicurazione sulla grandine che per alcune aziende risalgono addirittura al 2015, l’attesa del saldo Pac 2017 e la necessità di sbloccare le domande per la revisione delle superfici su campagne pregresse. Il Piemonte è la regione italiana con i numeri maggiori a livello produttivo con 117 mila ettari, 8 milioni di quintali e 1900 aziende”.

Secondo atto: da Torino a Bruxelles, il 23 grennaio. Ente Nazionale Risi convoca il secondo Forum sul riso, dopo quello di un anno fa a Milano. E’ il vertice europeo, il G7 con gli esponenti dei principali paesi produttori, Italia capofila, ma questa volta con il coinvolgimento di tutti gli europarlamentari. Focus, ancora una volta, sulla richiesta dell’applicazione della clausola i salvaguardia che blocchi l’import a dazio zero. “La presenza degli eurodeputati di 7 Paesi – dice Paolo Carrà, presidente Enbte Nazionale Risi – dovrebbe dare forza alla nostra azione.Siamo consapevoli della tempistica di un iter luingo e travagliato, la richiesta non è un modulo che si compila e si deposita. La Commissione europea a marzo dovrà relazionare al Parlamento europeo sulla situazione dell’import. Nel frattempo sta compiendo audizioni a livello industriale e agricolo per raccogliere il più possibile informazioni. Confidiamo che le nostre istanze vengano accolte. Il dossier richiesto da Bruxelles è stato preparato dai ministeri Politiche Agricole e Industria, a questo punto noi siamo soggetti terzi”.

Il Forum dovrebbe contribuire a dare una spallata, a fare da “endorsement” a questa battaglia che viene portata avanti ormai da tempo, finora invano. Che il mondo del riso europeo e in particoalre quello italiano giochino il tutto lo si evince anche dal documento inviato a tutti i parlamentari europei come base per la discussione e il confronto che si svolgeranno il 23 gennaio a Bruxelles. Il dossier parla di “serie difficoltà dei produttori europei” e di “risultato del drammatico aumento verso l’UE di riso Indica semilavorato e lavorato”. Ancora: “Il riso importato dalla Cambogia è cresciuto dell’822% e la superficie europea coltivata a Indica si è drasticamente ridotta del 42%, da 158.000 a 92.000 ettari”.

Duro il commento di Giuseppe Ferraris, presidente del Gruppo riso di Copa-Cogeca (La Confederazione delle cooperative agricole europee) dove si svolgerà il Forum: “Sono sufficienti questi dati per fotografare la situazione. Nutro dubbi sul fatto che la clausola di salvaguardia possa arrivare in porto, così come ho seri dubbi sul cammino del dossier richiesto da Bruxelles al nostro Governo. Ma a prescindere da queste considerazioni, ora bisogna essere tutti uniti, ancnhe se da tempo io vado chiedendo che la Commissione europea dichiari lo stato di crisi del settore: sarebbe un’alternativa per saltare ogni ostacolo, senza aspettare la clausola di salvaguardia”.

Terza tappa a febbraio quando entrerà in azione l’etichettatura all’origine riguardante grano per pasta, riso e pomodoro, con decreti approvati dal Ministero Politiche Agricole. Ma già sorgono i primi dubbi: secondo L’Informatore Agrario con il nuovo regolamento della Commissione europea questi decreti decadranno automaticamente a partire dal 2019. Infatti – sostiene il settimanale – il nuovo atto di esecuzione sembrerebbe porre l’obbligo di indicazione di origine solo se l’ingrediente primario del prodotto è di provenienza diversa da quella evocata.

Infine, ma non ultima, l’azione per promuovere la Igp riso Valle del Po. Si intensificano gli incontri, se ne è parlato anche a Casale Monferrato, durante la celebrazione del centenario della nascita di Paolo Desana, il padre delle Doc del vino. Durante un intervento, il figlio Andrea, che da anni si batte per il riconoscimento dell’Indicazione geografica protetta del riso, ha rilanciato l’idea. Erano presenti altri due forti sostenitori, Paolo Ghisoni (Pavia) e Silvano Saviolo, (Vercelli), presidente Risicoltori Piemontesi e membro cda Ente Risi: hanno ricordato che il marchio potrebbe interessare circa 3800 aziende tra le province di Vercelli, Biella, Alessandria, Novara, Pavia, Milano, Lodi. Entro fine gennaio ci sarà un altro vertice.

 

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