Il 90% degli italiani punta sull’agricoltura per la ripresa

di Gianfranco Quaglia

Quasi il 90 per cento degli italiani reputa che l’agricoltura sarà il motore della ripresa. Non è soltanto il risultato di un sondaggio, ma la sensazione diffusa, che scaturisce da un realismo toccato con mano: nei giorni del coronavirus, del lockdown e anche del post-Covid, il mondo dei campi è stato determinante nell’assicurare la sicurezza del cibo, la cosiddetta “food security” in momenti difficilissimi. Presenza costante, capacità di reagire, sono stati essenziali. Per questo si guarda alla filiera dell’agroalimentare come a una risorsa, accanto al resto del mondo produttivo. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagircoltura il settore primario è quello che ha licenziato di meno, ricorso in modo minore alla cassa integrazione, offrendo opportunità a chi è rimasto senza lavoro. Non solo: nel terzo e quarto trimestre dell’anno l’agricoltura assorbe molta manodopera per operazioni come la vendemmia, la raccolta di pomodori, olive e frutta. “Ma non basta – aggiunge Giansanti – E’ sacrosanto, come sta facendo il governo, avviare misure immediate per sostenere le famiglie. La tenuta del tessuto sociale, però, va di pari passo con la tenuta di quello produttivo. Occorre investire sulle imprese e sul lavoro, per creare le condizioni per far ripartire economia e occupazione, senza dimenticare l’export. Inolre occorre ridurre gli oneri sociali e riconquistare quote nel commercio mondiale, provato da dazi. Un primo passo è il “piano indigenti” da 250 milioni di euro, contenuto nel decreto rilancio”.

In Italia la povertà continua a crescere. Quella assoluta, nell’ultimo decennio, è aumentata del 60%, pur avendo registrato, lo scorso anno, un trend in diminuzione del 9% in confronto al 2018, ma l’effetto Covid fa prevedere un incremento del 30%, rispetto al 2019.

 

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