Ferrero: sui prezzi del riso l’industria cambi registro

Ferrero: sui prezzi del riso l’industria cambi registro

Giorgio Ferrero, assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, prende posizione ufficiale sul fronte della crisi del riso ed entra in campo chiamando direttamente in causa GDO (Grande distribuzione) e mondo industriale. Lo ha fatto pochi giorni fa ad Asigliano (vercelli) durante un incontro allargato con l’associazione “Il Dazio è tratto”, rivolgendosi a Mario Francese, presidente dell’Associazione industria risiera italiana, chiedendo un cambio di passo del mondo della trasformazione per invertire la tendenza al ribasso di prezzi ed evitare speculazioni. E ha aggiunto: “Se i produttori decidessero di non far uscire più un chilo di riso dai magazzini che cosa succederebbe? Questo è il momento disedersi attorno a un tavolo e trovare una mediazione, non giocare a fregarci. occorre vendere riso italiano e comprare riso italiano”.

Poi a Torino, nell’ambito della presentazione dell’accordo Piemunto con il mondo zootecnico, ha ripreso il tema riso rincarando la dose: “Molti nei supermercati comprano riso convinti che sia Made in italy e invece non lo è. Vogliamo scrivere alla GDO per chiedere trasparenza. L’italia rischia di diventare il più grande esportatore di riso importato. L’antitrust dovrebbe dare uno sguardo a questa situazione”. Una denuncia forte, che scuote la filiera risicola ed è destinata a creare dibattito.

il primo passo ufficiale è una lettera aperta che lo stesso assessore ha indirizzatpo a tutta l’industria del settore riso. “L’etichettatura obbligatoria – scrive fra l’altro – appare come una novità non più rinviabile, proprio a tutela di quel riso italiano e piemontese che questo mercato opaco trova poco spazio. La clausola di salvaguardia potrebbe essere un elemento di moderazione del mercato, ma almeno nel breve periodo è evidente che senza una vera disponibilità dell’industria risicola ogni tentativo di sueprare la crisi difficilmente potrà essere efficace. Non si può continuare con questo andamento dei prezzi in campagna, ingiustificato perché non ci sono crolli del prezzo del riso al consumo, almeno sul mercato interno, tali da giustificare un ribasso dell’entità che sta vivendo il comparto. Occorre che su questo l’industria cambi registro. E’ poi necessaria una ripartizione delle scorte, in modo da assicurare il ritiro del prodotto a un prezzo equo, e una ristrutturazione della filiera”.

Ferrero propone contratti di ritiro, anche pluriennali, da stipularsi prima delle semine con un prezzo equo, il cui minimo non possa scnedere sotto il prezzo di produzione. “E’ impossibile ciò? Per l’annata 2017 si potrebbe ancora proporli prima del raccolto”.

Poi, la valorizzazione del riso piemontese, con denominazione di origine e Igp. Insieme al prodotto, occorre valorizzare il suo territorio, creando una sinergia con operazioni congiunte con il vino, lecarnim, i formaggi, le nocciole, e altro sul mercato interno e su quelli internazionali. Il Piemonte è leader di produzione in Italia, con 116.324.53 ettari (234 mila la superficie nazionale); 1812 le aziende su 4265; otto milioni di tonnellate contro le 16 di tutta Italia.

“Se l’industria non si impegna con noi nella scommessa della valorizzazione – conclude – sul modello di altri settori, ogni discorso rischia di trasformarsi in parole vuote

ferreroriso

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