Elogio dell’orto, laboratorio vivente per la scuola

Elogio dell’orto, laboratorio vivente per la scuola

di Enrico Villa

A Buronzo, capoluogo della Baraggia Vercellese e Biellese, i ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Arborio hanno deciso di istituire un orto didattico curandone la gestione nell’attuale anno scolastico. Un bilancio dell’esperimento avviato sarà tracciato nella prossima primavera 2018. L’orto didattico è stato presentato il 1° dicembre nel Castello di Buronzo, a suo tempo restaurato anche a cura del Consorzio della Baraggia Vercellese della quale per tanti anni è stato direttore Carmelo Iacopino. Sotto la gestione sua e del consiglio di amministrazione del Consorzio, la Baraggia è stata interamente recuperata alla sua produttività con strade, elettrodotti, acquedotti collegati con le case e i casolari sparsi sul territorio di circa 44.000 ettari anche restituiti ad una relativa modernità che ha coinvolto 36 comuni nelle province di Vercelli e di Biella. L’iniziativa dell’orto didattico di una scuola è stata sostenuto dalla Coldiretti di Vercelli e di Biella e dal Consorzio di Bonifica, con l’appoggio del sindaco di Buronzo Emiliano Giordano e del suo vice Davide Derio, di Claudia Mognato di “Coldiretti donne impesa”, del dirigente scolastico Riccardo Marola e di Maria Lucia Benedetti, direttore della Federazione Coldiretti. Il senso di questo orto didattico, anche nato con il sostegno della Fondazione Campagna Amica istituita nel 2008, è stato così sintetizzato da Riccardo Marola: conoscere e imparare facendo.

I ragazzi e i loro insegnanti, per la prossima primavera si sono anche dati un appuntamento di importanza culturale: l’invenzione di un risotto, appunto con il riso e gli altri ingredienti di base che rispecchiano la tradizione baraggiva, iniziata nei primi secoli dopo Cristo, quando si sviluppò la primaria irrigazione. Infatti, secondo le ricerche storiche, il primo riso fu curato dai Benedettini nei loro “orti conclusi”, accanto ai loro conventi e circondati da alte mura. Dagli “orti conclusi” derivarono gli “orti dei semplici” per allevare le erbe medicinali nonché i giardini botanici di cui è ricco il nostro Paese. Ma dagli orti, anche quelli progettati a Buronzo, trovarono spazio i vegetali che sarebbero entrati nella tradizione della dieta alimentare delle aree rurali, fortemente connotate. In proposito, questo il commento fatto proprio dalla Federazione Interprovinciale della Coltivatori Diretti: la finalità principale dell’orto (ndr: in Italia anche pensili ormai centinaia) è stimolare l’interesse per la scoperta e la valorizzazione dell’ambiente agricolo avvicinando così i bambini al mondo rurale e al proprio contesto territoriale oltre che insegnare a loro il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura e la stagionalità con i cibi consumati ogni giorno, nella convinzione che una sana educazione alimentare debba proprio cominciare in classe.

 Non solo. La tradizione alimentare del nostro Paese, evidenziata dalle statistiche che attribuiscono ai tanti visitatori stranieri una spesa complessiva di 75 miliardi annui di euro, rischia ogni giorno di essere aggredita e distrutta dalla vera alluvione di diete alimentari fantasiose. A maggior ragione scongiurerà il pericolo di dissoluzione, se proprio si incomincerà dalla educazione dei giovani. Ormai anche alcuni mass media cercano di dimostrare che la dieta mediterranea, anche a base di pasta e di riso, “sarebbe pericolosa”. Si tratta di una “bufala gigantesca” che Giorgio e Caterina Calabrese, in una loro scheda anche pubblicata fra l’altro da Campagna Amica, presieduta da Carlin Petrini, hanno contrastato richiamando semplicemente la scienza. Non solo hanno evidenziato il ruolo benefico dei carboidrati (appunto pasta e riso) ma hanno anche richiamato un altro calcolo riguardante gli orti: dagli stessi, se ben curati, provengono almeno 15 specie vegetali alla base della nutrizione sana e tradizionale. Fra questi: zucchini, soia, spinaci, scalogno, sedano, ravanello, ribes nero, rabarbaro, porri, pistacchi, peperoni, pesto, olivo, peperoncino, noci, nocciola, lupino, mandorle, insalate, indivia, germogli, funghi prataioli, fagiolini, cipolla, crauti, cetrioli, cavolini di Bruxelles, cavoli, cavolfiori, broccoli, bietole, asparagi, arachidi… In questo “catalogo” sono presenti soggetti vegetali con proprietà mediche spiccate, anche ragione della cura dei Benedettini negli antichi orti chiusi e negli orti dei semplici.

 

Tuttavia l’orto didattico di Buronzo, o della Baraggia Vercellese e Biellese, negli istituti scolastici sarà un invito anche per la storia da cui l’agricoltura non può prescindere. Il primo riferimento da considerare, proprio per la importanza dei conventuali, è ricordare San Benedetto da Norcia (480/547). Attraverso gli orti, non meno importante è il “racconto pittorico” che fecero due artisti italiani: Andrea Mantegna (1431/1506), e Pietro Arrigoni (1910/1988) che nella abbazia di Montecassino, restaurata dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, dipinse la “gloria di San Benedetto” al centro di un popolo grazie al lavoro di bonifica e scientifico. Era il 1978, e nell’affresco sopra l’altare il volto severo del santo di Norcia sprigionò, comunicandolo dal suo volto, la massima ora ed labora. Adesso è tutto ancora di più valido: un invito che si diffonderà dall’orto didattico di Buronzo, in un contesto cresciuto dagli anni sessanta, fatto di infrastrutture, in primo luogo le tre dighe già esistenti, tanto valorizzate dopo la siccità dell’estate scorsa.orto-scuola

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