Ecoschemi, Green Deal, Farm to fork: quale futuro per il riso?

di Gianfranco Quaglia

Il riso made in Italy non può avere confini amministrativi o geografici. Il triangolo d’oro Vercelli-Novara-Pavia, cui si aggiungono aree altrettanto vocate in Veneto, Emilia, Sardegna, nella paina di Sibari, deve parlare con voce sola. E sarà questa la forza d’urto per farsi ascoltare in Europa, alla luce della futura Pac (Politica agricola comune) che sta per essere varata. Una Pac fortemente orientata all’agricoltutra sostenibile e al rispetto dell’ambiente. Per questo le due regioni più interessate, Piemonte e Lombardia, che rappresentano oltre il 90 per cento della superfcie nazionale, devono agire insieme, con obiettivi comuni. Il concetto è stato ribadito durante il recente convegno che si è svolto all’azienda agricola Motta di San Pietro Mosezzo (Novara), dove l’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa ha lanciato un appello a tutti i risicoltori (piemontesi e lombardi che siano) affinché si agisca insieme e uniti. Linea già condivisa dalle due Regioni, che porteranno avanti le istanze. Il “Green deal” e il “Farm to fork”, pilastri sui quali si regge la futura politica agricola europea, sono contesti molto precisi, ma al tempo stesso restrittivi e riduttivi rispetto alle concessioni e ai sostegni sin qui ottenuti dal settore. Il presidente di Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà, è esplicito: “A fronte di una campagna che appare soddisfacente è necessario pensare immediatamente al futuro. Il budget di aiuti si ridurrà di circa il 50%,  non esisterà più il pagamento per il cosiddetto greening anche se la risaia continuerà ad essere considerata greeningconforme. Si ragionerà di ecoschemi, ambiente e agricoltura dovranno viaggiare a braccetto. Ma noi temiamo che tutto ciò possa portare ad ulteriori complicazioni burocratiche. Faremo uno studio d’impatto di queste applicazioni, chiediamo solo che la risicoltura possa avere un futuro”. 

 

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