E’ tempo di pensare agli ibridi

E’ tempo di pensare agli ibridi

Il futuro è ibrido. Anzi, una risaia ibrida, frutto di una ricerca in fase avanzata nei campi di Sa.Pi.Se. (Sardo-piemontese-sementi). La cooperativa sementiera che raggruppa ricercatori e agricoltori piemontesi e sardi, sotto la presidenza di Elisabetta Falchi, nota imprenditrice di Oristano, esponente di Confagricoltura nazionale e già assessore all’agricoltura della Regione Sardegna. Il riso ibrido è sperimentato nei campi varietali di Sali Vercellese (Tenuta Castello), di proprietà di Ottavio Mezza. Già pronto da mietere. Carlo Minoia, direttore generale di Sa.Pi.Se., con il tecnico Diego Greppi e Simone Zanazzo, ha curato semina e progressione delle pianticelle in uno degli anni più avversi segnati da una siccità estrema. Il punto è proprio qui: l’ibrido di nuova generazione resiste molto più di altre varietà e resiste anche agli attacchi parassitari. La tecnologia si chiama “Full page” e parte da lontano, dagli Usa, dove il 70 per cento della superficie risicola è coltivata con varietà ibride. In Italia siamo a circa 3 mila ettari, ma è destinata a espandersi. Questo cereale è stato introdotto negli Stati Uniti da RiceTec e Adama insieme con un erbicida, Postscript. FullPge rappresenta una nuova generazione di tolleranza agli erbicidi combinata con l’ultima evoluzione genetica disponibile per gli ibridi di riso: i ricercatori hanno notato che questa tecnologia migliora le rese, la tolleranza agli erbicidi e la protezione dalle malattie e dagli insetti. RiceTec, in Italia rappresentata da Norverisi, insieme con Adma fornisce questo sistema di gestione delle infestanti. La coltura, in seguito al trattamento ritorna verde più rapidamente e fornisce una maggiore produzione finale, che può raggiungere anche 13 tonnellate/ettaro, mediamente l’8% in più degli ibridi di precedente generazione. “E’ una tecnologia sostenibile – dice Greppi – che richiede meno concime, meno azoto e denota una resistenza al brusone e ad altri stress. Inoltre abbiamo notato che gli ibridi resistono molto bene alla siccità”.
Luigi Mariani di Adama: “Si può coltivare con il 50 per cento di acqua in meno. L’Italia è capofila in Europa di questo sistema, poi segue la Spagna”.
Carlo Minoia: “Gli ibridi rappresentano la grande novità del momento. Non possiamo ancora sbilanciarci sulle rese perché la trebbiatura non è avvenuta, ma siamo molto fiduciosi perché abbiamo notato che sono molto performanti”.
Una considerazione della presidente Elisabetta Falchi sul tema siccità: “In Sardegna non abbiamo sofferto carenza d’acqua. Grazie alla diga del Tirso l’approvvigionamento idrico alla risaie del Campidano è stato assicurato. Di infrastrutture come questa avrebbe bisogno anche il Piemonte per le sue risaie”.ibridi1ibridi1

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