E’ in calo il numero delle aziende agricole. Tiene il valore fondiario

di Gianfranco Quaglia

San Martino appena trascorso nel mondo agricolo è per convenzione la data del rinnovo dei contratti d’affitto dei terreni, dei rinnovi o cambi di proprietà. E’ il giro di boa dell’annata agraria, il momento dei bilanci. Quello presentato da Confagricoltura Piemonte offre lo spunto per alcune considerazioni. A fronte di una diffusa percezione avvalorata dai dati, secondo i quali il settore primario si colloca fra i comparti che meno di altri hanno patito la lunga crisi, c’è da registrare il numero delle aziende in costante calo, sia in Piemonte sia su tutto il territorio nazionale. Qualche cifra: nel territorio subalpino erano 78.566 nel 2000, 54.522 a tutt’oggi. In Italia: oltre un milione 17 anni fa, 756.000 oggi. Il calo è costante e progressivo: non è sufficiente un ritorno alla terra da parte di alcuni giovani che scelgono di intraprendere l’attività agricola per contrastare la tendenza in atto. Resistono le aziende più strutturare, quelle che sanno investire in innovazione. Secondo Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, la contrazione è dovuta all’andamento altalenante di questi ultimi anni, alle difficoltà legate agli evidenti cambiamenti climatici, al peso della burocrazia e alla mancanza di un impianto integrato di filiere in grado di valorizzare i prodotti. Ma anche al sistema macchinoso di accesso ai contributi comunitari.

Detto tutto ciò, come sempre quando si tirano le somme occorre guardare al bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, alle ombre e alle luci. L’andamento del mercato fondiario è vivace: nel Nordovest il numero di compravendite di terreni agricoli è aumentato dell’11%. I valori fondiari più alti, per quanto riguarda il Piemonte, si registrano per i vigenti delle zone del Barolo, con cifre che vanno da 200 mila a 1 milione a ettaro e casi di quotazioni ancora più alte. Per i seminativi irrigui (quindi la risaia) nella zona di Vercelli-Novara si va da un minimo di 19 mila euro a 50-60 mila per ha. Anche i canoni d’affitto seguono l’andamento del valore della terra: per un vigneto di Moscato si va da 2.000 a 3000 euro/ettaro all’anno; da 450 a 750 euro ettaro nella risaia vercellese. Insomma, come diceva Kahlil Gibran il profeta, scava la terra dove vuoi e troverai un tesoro.

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