Del maiale non si butta nulla: così una famiglia oggi è leader in Europa

di Gianfranco Quaglia

Russia e Cina sono tra i Paesi che più di altri figurano in vetta alla classifica dell’export. Merito o colpa del largo consumo di bevande alcoliche (vodka, vino di riso, sake). L’antagonista farmacologico per i consumatori dell’Est europeo e dell’Oriente sofferenti di malattie epatiche (dalla cirrosi ad altre patologie collegate) si produce fra le risaie della Bassa novarese. E’ la pancreatina, che la famiglia Cavallazzi (quattro fratelli e un nipote) ricava dal pancreas dei maiali: il principio attivo viene poi destinato alle maggiori industrie farmaceutiche italiane e soprattutto straniere. Siamo alla Terhormon di Terdobbiate, realtà poco conosciuta nel panorama industriale italiano, più nota all’estero. Una bella affermazione del Made in Italy eccellente, costruita con pervicacia dalla famiglia Cavallazzi. Ventidue dipendenti, fatturato 5 milioni di euro, grandi prospettive di sviluppo. I Cavallazzi arrivano da una dinastia agricola e con il mondo rurale hanno voluto mantenere un legame stretto. Mai come qui vale l’adagio secondo cui del maiale non si butta nulla. E così Gaudenzio (il presidente della società), Piero, Giuseppe ed Enrico, hanno deciso di puntare proprio sul maiale per creare l’impero della pancreatina. La Terhormon oggi è fra le poche industrie europee a produrre il principio attivo. Fornitori della materia prima i suini macellati in molti Paesi dell’Ue (soprattutto Francia, Spagna e Belgio) dove le tecniche di macellazione sono molto attente all’estrazione, separazione e conservazione del pancreas, che subito viene congelato e trasferito allo stabilimento di Terdobbiate. Sono quarantamila gli organi ogni giorno (10 milioni in un anno) esaminati e lavorati dalla squadra di chimici e biologi dei Cavallazzi, con una produzione quotidiana di 800 chilogrammi di principio attivo.
Il progetto dei Cavallazzi è nato negli anni Settanta, con la produzione di eparina, pepsina, estratti epatici. Via via è cresciuto sino a diventare punto di riferimento mondiale, con l’ultima generazione rappresentata dal biologo Umberto, figlio di Piero. La realtà è ancora in sviluppo, ma la famiglia continua a mantenere un profilo basso, quasi nascosta fra le risaie.

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