Ci salverà un seme se la scienza potrà metterci mano

di Gianfranco Quaglia

Il 40 per cento degli abitanti del pianeta Terra, cioè più di 3 miliardi di persone, non può permettersi una dieta sana. E nei prossimi trent’anni le produzioni agricole dovranno aumentare del 60-70% per sfamare una popolazione in progressivo aumento, sino a raggiungere i 10 miliardi nel 2050. Questi numeri, da soli sufficienti per circoscrivere la drammaticità del futuro prossimo, sono emersi in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione indetta dalla Fao. Ma – recitava una canzone di Sergio Endrigo – per fare un albero ci vuole un seme. E’ l’elemento fondamentale per assicurare la qualità e la quantità delle produzioni, come sottolinea Assosementi, l’associazione che rappresenta le aziende sementiere italiane. Da un seme di qualità può nascere un’agricoltura di qualità, capace di generare un valore aggiunto in termini di tracciabilità, rese e valori nutrizionali. Insomma, sono in gioco “food safety” e “food security” (salubrità del cibo e sicurezza intesa come derrate sufficienti).  Il presidente Giuseppe Carli aggiunge che bisognerà puntare sull’innovazione vegetale: “Vogliamo farci carico delle sfide che ci attendono, a cominciare dai cambiamenti climatici e dalla minore disponibilità di terre coltivabili. Ma il settore sementiero deve poter accedere a tutti gli strumenti messi a disposizione dalla scienza, solo solo così l’agricoltura potrà dirsi davvero moderna”. 

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