Chicchi di riso equivalenti Speriamo che Bruxelles soffra di strabismo

di Gianfranco Quaglia

Anche tra i gli europeisti più convinti qualche volta la convinzione perde colpi e vacilla. Accade sovente nel mondo agricolo, abituato ad avere un filo diretto con Bruxelles, legato da amore e odio: nel primo caso quando l’Ue è prodiga di sostegni, nell’altro quando pone ostacoli e cavilli per concedere. Il do ut des di latina memoria non sempre si rivela tale. Il caso più recente riguarda la clausola di salvaguardia che i risicoltori italiani invocano da anni per contrastare l’import di prodotto dal Sudest asiatico, concorrenza diretta del riso tipo Indica coltivato anche in Italia. Un afflusso ininterrotto, con alti e bassi, concesso ai PMA (Paesi Meno Avanzati) a dazio zero, ufficialmente per aiutare le popolazioni rurali di quelle aree disagiate. L’accordo con l’Ue, ormai in atto da anni, prevede che tutti quei Paesi (nel caso specifico del riso soprattutto la Cambogia) rientrino sotto l’acronimo EBA (Everything but arms): in altre parole, concessione tariffaria agevolata di esportazione per tutti i prodotti tranne le armi. Contro questa valanga di riso asiatico la risicoltura italiana ha chiesto di intervenire erigendo una barriera attraverso l’attivazione della clausola di salvaguardia. Richiesta ufficiale avanzata dal Governo italiano alla Commissione che tuttavia traccheggia trincerandosi dietro cavilli burocratici: l’ultima riguarda un supplemento di documentazione richiesto ai Ministeri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico. Bruxelles chiede di specificare meglio nel dossier le definizioni di “produttore” e “prodotto equivalente”. I ministri Martina e Calenda hanno incaricato l’Ente Nazionale Risi di predisporre questa documentazione tecnico-giuridica per superare gli ostacoli di carattere legislativo. In altre parole: occorre spiegare a Bruxelles che cosa s’intende per produttore, ma soprattuto dimostrare che il riso proveniente dal Sudest asiatico, di tipo Indica, venduto in Europa è esattamente analogo a quello venduto anche in Italia. Soltanto se il chicco è “fratello siamese” (traduciamolo così) o gemello può configurarsi una concorrenza e un danno commerciale e in quel caso, forse, si potrebbe ricorrere alla clausola di salvaguardia. Impresa non facile, c’è da augurarsi che Bruxelles sia strabica o miope.

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