Chiamparino: battere i pugni per difendere il nostro riso

Chiamparino: battere i pugni per difendere il nostro riso

di Gianfranco Quaglia

La risaia piemontese a Torino. Dalla pianura vercellese, biellese, novarese e alessandrina, in Piazza Castello, davanti al palazzo della Regione. Una calata di 1500 «berretti gialli» della Coldiretti per dire no alle massicce importazioni di riso da Cambogia e Myanmar che – come ha ricordato il presidente nazionale Roberto Moncalvo – sono aumentate del 750 per cento solo negli ultimi mesi. E per rendere più incisiva la manifestazione i risicoltori aderenti alla Coldiretti hanno riprodotto in Piazza Castello, a pochi metri dagli uffici della Giunta, una risaia in miniatura, con le pianticelle in fase di crescita e il riso appena colto, il tutto realizzato da Elena Lovati, giovane imprenditrice di Borgolavezzaro (Novara).
Il crollo dei prezzi dovuto alla concorrenza, la difficoltà di vendere il prodotto made in Italy, la mancanza di trasparenza a difesa del consumatore, tanto che in alcune confezioni sono miscelate varietà diverse: questi i punti sui quali ha richiamato l’attenzione il presidente Moncalvo. E poi un appello al Governo e all’Unione Europea affinché intervengano con l’appliczione della clausola di salvaguardia, lo scudo necessario per fermare l’invasione del riso asiatico.
A sostegno dell’azione di Coldiretti è intervenuta la Regione, con il presidente Sergio Chiamparino e l’assessore all’agricoltura Giorgio Ferrero, i quali sono scesi in piazza indossando la divisa di Coldiretti. «Credo che la liberalizzazione del commercio, direzione verso la quale guardare per il nostro futuro – ha detto Chiamparino – sia stata gestita con insufficiente attenzione, soprattutto considerando la crisi economica che stiamo vivendo. Per questo come presidente della Regione voglio esortare il nostro Governo ad assumere una posizione più decisa a Bruxelles, chiedendo che l’Ue adotti la clausola di salvaguardia delle importazioni. Questa è una di quelle occasioni in cui vale la pena di battere i pugni sui tavoli di Bruxelles». Ferrero: «Tutelare e valorizzare la nostra risicoltura non solo significa difendere un settore storico dell’agicoltura piemontese, che occupa oltre 8 mila addetti in circa 2500 aziende. Ma anche tutelare il prodotto italiano e il consumatore; troppo spesso nelle scatole di riso a marchio italiano si trovano risi che vengono da fuori Europa e su cui non ci sono garanzie sufficienti sulla qualità e sulla sicurezza alimentare, non essendoci obbligo di etichettatura e tracciabilità». Il Piemonte, con i suoi 120 mila ettari coltivati (la metà della superficie italiana), 840 mila tonnellate, 8 mila lavoratori, 200 milioni di produzione lorda vendibile, rappresenta il cuore del riso Made in Italy. La Giunta regionale ha approvato una comunicazione dell’assessore Ferrero con la quale si chiede al Parlamento e al Governo una nuova legge sul commercio del riso, in modo che sia obbligatoria l’etichettatura del prodotto. L’altro obiettivo da raggiungere: pressione su Bruxelles per sospendere i dazi zero di cui godono le importazioni da Cambogia e Myanmar.
In concomitazna con Torino la protesta Coldiretti è andata in scena anche in altre città italiane, da Milano sino a Venezia.
Alla manifestazione di Torino in Piazza Castello, c’era anche Renzo Franzo, classe 1914, di Vercelli. Un’icona della risicoltura italiana. Già presidente di Coldiretti Vercelli e pluripresidente dell’Ente Nazionale Risi, non ha voluto mancare all’appuntamento: la sua presenza, alla soglia dei cento anni, rappresenta un simbolo e uno stimolo.

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