Che cosa sarebbe l’agricoltura senza la cristallografia?

Che cosa sarebbe l’agricoltura senza la cristallografia?

di Enrico Villa

cristalliLa terra, base indispensabile per qualsiasi produzione agricola, senza la cristallografia sarebbe quasi al limite dell’indistinto e dell’amorfo. Infatti sono gli studiosi, che partendo dalla scienza dei cristalli con i loro esami sistematici gli conferiscono qualcosa che potrebbe essere paragonato a una “personalità” singolare. Quando l’aratro rivolta le zolle, altrettanto preziose per garantire spighe e pannocchie nel caso del grano e del riso, gli umori profondi che essa contiene si esaltano. Quest’anno dall’Unesco dedicato alla cristallografia in preparazione nel 2015 dell’anno della luce, ugualmente irrinunciabile per la vita che viene anche dalla fotosintesi clorofilliana, la terra, o meglio il suolo, sono stati messi compiutamente sotto la lente di ingrandimento. E in una e-pubblicazione che gira sulla rete, l’Unesco assieme all’International Union of Crystallogray, ha indicato che cosa fare subito perché gli umori preziosi della terra non siano bruciati: combattere la sua salinità, devastante per le coltivazioni, in particolare per le risaie poco distanti dal mare e dai fiumi, come per esempio il Po, che rigurgita nella sua foce vinto dall’acqua di mare.
Non solo. Il 2014, appunto anno della cristallografia, è diventato una occasione dell’Università di Torino e dell’Università Amedeo Avogadro di Vercelli-Novara-Alessandria per dare nuovo, più profondo impulso alla cultura dei cristalli a vantaggio dei giovani e di quanti desiderino – e sono molti di più di quanto si creda – approfondire la storia della scienza. In questa stessa storia è contenuta l’evoluzione che da Plinio ai giorni nostri fatta di scoperte e applicazioni che hanno subito una forte accelerazione dalla fine dell’Ottocento. Sia a Torino che a Vercelli, rispettivamente dal 17 novembre e dal 5 novembre le due Università mettono a disposizione del pubblico e degli appassionati due mostre-manifesto sulla cristallografia: nella capitate subalpina la cristallografia come “la bellezza dell’ordine”; e a Vercelli, contestualmente all’inaugurazione della nuova sede del rettorato della “Amedeo Avogadro” nell’ex collegio San Giuseppe, la mostra che non ha molti precedenti intitolata Cristalli…ad arte. I cristalli, infatti, sono la rappresentazione della razionalità e della inarrivabile fantasia della natura che prima di tutto si rintraccia nella agricoltura progredita e nelle sue applicazioni essenziali.
Per apprezzare il senso del messaggio delle due Università è forse il caso di richiamare le tappe fondamentali della scienza (e, quindi, della cristallografia) che hanno aiutato l’umanità a percepire un mistero non ancora del tutto svelato: la natura del reale fatta di ordinatissimi assiemi di atomi e di molecole da cui, poi, si sarebbero tratte le applicazioni utili in tutti i comparti operativi e, dunque, anche nell’agricoltura. Senza gli agglomerati sempre ordinati come se li avesse così disposti una intelligenza divina, oggi noi non sapremmo quasi nulla delle rocce, dei batteri, della fisica e della chimica che ci permetterà di dare contenuto alle sfide per il futuro prossimo; e cioè per l’acqua che bisogna filtrare nell’intento anche di risparmiarla; per l’energia che occorre sempre di più però non alterando l’ambiente; per l’industria chimica verde. L’obbiettivo partendo dalla cristallografia e da tutte le sue scoperte -ammoniscono gli specialisti – è che nel 2050 dovremmo essere sulla Terra 9, 1 miliardi e che nello stesso anno il cibo dovrebbe avere un incremento del 70%. La scienza cristallografica – dicono sempre gli studiosi – aiuterà o, meglio, sarà essenziale per assicurare i prodotti che fra un quarantennio ci occorreranno.
La vicenda della cristallografia che per le pietre preziose affascinò gli antichi pare una favola nell’ambiente naturale proprio dell’agricoltura. Nel 1611 il matematico tedesco Giovanni Keblero si sorprese perchè i fiocchi di neve erano fatti di ordinatissimi cristalli. Nel 1885 i raggi X consentirono di penetrare nelle strutture della materia. Nel 1984 il premio Nobel Dan Shechtman scoprì i quasi cristalli e i cristalli liquidi che hanno fruttato il Nobel a 48 scienziati. Da allora e nel 900 la ricerca cristallografica non si è più fermata dando benefici all’agricoltura con la chimica, i pannelli solari e tante altre applicazioni.

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