Accordi di filiera, il Sud guida la classifica dei progetti

Accordi di filiera, il Sud guida la classifica dei progetti

di Enrico Villa

Gli accordi di filiera fra associazioni agricole e gli altri comparti produttivi, secondo Coldiretti sono gli investimenti del futuro che rendono il 10% circa sia al mondo agricolo che agli altri contraenti. Nel 2003 pochi ci credevano. La finanziaria di quell’anno aveva ipotizzato gli accordi di filiera delegando il ministero delle politiche agricole e assegnando contributi governativi con semplici gare di appalto che non contrastassero con la normativa comunitaria. La causa è stata ritenuta fondamentale dagli atti basilari ministeriali, ministero adesso retto dal pavese Gian Marco Centinaio che nell’intento di rafforzare la nostra economia agraria, in rapporto alla globalizzazione, negli ultimi due anni ha promosso azioni commerciali nei confronti del Giappone e di altri partner.

L’obiettivo, uno solo più volte ribadito dal ministro Centinaio: anche partendo dagli accordi di filiera fra agricoltura e industria come in Piemonte e Lombardia e rafforzare il made in Italy dove, anche a causa delle sanzioni verso la Federazione Russa e Putin, talune imprese con programmi ad hoc si stanno avvicinando ai nostri prodotti di eccellenza, sottraendo così spazio ai nostri. Lo stesso potrebbe accadere dopo i recenti provvedimenti del presidente americano Trump nei confronti della Cina e di altri paesi dell’Estremo Oriente come è già accaduto con i dazi applicati dalla UE nei confronti del riso italiano ed europeo.

Più in generale, gli accordi di filiera sono diventati un argomento principale nei convegni italiani organizzati dalle associazioni agricole. Imboccare questa via specifica non significa in sostanza approvare unicamente documenti di accordo, ma sovente mutare i sistemi di produzione continuando a garantire l’eccellenza del prodotto e le sue caratteristiche territoriali non sempre rispettose appunto delle peculiarità, rispettando nel contempo gli aspetti commerciali. Questi obiettivi sono conseguibili attraverso accordi tecnici e tecnologici cui tiene molto l’industria, ad esempio quella per la lavorazione del latte e la sua trasformazione in formaggi di pregio in grado di affrontare le esigenze commerciali. Questo stesso aspetto riguarda la zootecnia e la genetica, le castagne, le nocciole e l’ortofrutticoltura in genere.

In ordine di tempo, l’ultima volta che il tema Accordo di filiera, inestimento sul futuro è stato affrontato è avvenuto il 15 marzo a Savigliano (Cuneo) nel contesto della trentottesima fiera della meccanizzazione. In questa sede proprio Antonio Gai (Consorzio agrario del Nord/Ovest che ha sottoscritto accordi di filiera) ha appunto rilevato il 10% di risparmio per l’agricoltura nella applicazione di un contratto di filiera, mentre Tino Arosio direttore di Coldiretti di Cuneo ha commentato: necessità di riproposizione di un’organizzazione di filiera sempre più attenta e strutturata, basata su sinergie tra produttori agricoli e industriali più lungimiranti che, scegliendo i prodotti agricoli di qualità della nostra terra investono nel vero made in Italy.

Ma nello stesso convegno di Savigliano sugli accordi di filiera ha tratto le conclusioni Roberto Moncalvo. Secondo Moncalvo gli accordi di filiera riguardano l’intera regione Piemonte con questi riferimenti precisi, appunto per far decollare questa nuova istituzione funzionale: 1) prospettive di pluriannualità; 2)prezzo minimo garantito che copra i costi di produzione; 3) premialità sulla qualità della produzione.

Secondo gli ultimi comunicati del ministero delle politiche agricole nel periodo 2014/2020 il Fondo Sviluppo e Coesione ha messo a disposizione degli accordi di filiera 100 milioni di euro cui si aggiungono i 200 milioni di euro fissati dalla Cassa depositi e prestiti. In totale si arriva a 500 milioni di euro per investimenti, destinati alle filiere agricole e agroalimenari italiane. E il ministro dell’agricoltura e del turismo Centinaio, non solo in riferimento agli accordi di filiera insiste: vogliamo mettere la filiera agroalimentare al centro della nuova strategia per il made in Italy. Proprio per questo abbiamo messo a disposizione uno stanziamento economico senza precedenti. Il futuro dell’agricoltura passa necessariamente attraverso una filiera sana, virtuosa e di eccellenza.

Sui contratti di filiera al ministero delle Politiche Agricole sono complessivamente stati inviati 48 progetti con proposte di investimento nelle filiere agroalimentari per oltre 1,25 miliardi di euro. Il Sud agricolo sembra il più ricettivo agli accordi di filiera e agli investimenti, tanto che l’80% riguarda già le imprese del Mezzogiorno.

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