Ripartenza, sfida globale di Terra Madre

Ripartenza, sfida globale di Terra Madre

La sfida di Terra Madre Salone del Gusto quest’anno è unica e inedita, come ha ricordato Carlo Petrini, presidente di Slow Food: “Mai Terra Madre Salone del Gusto è stata globale come quella che si è aperta a Torino e che durerà fino ad aprile 2021. Alle spalle, però, ha una consolidata esperienza maturata a Torino e in Piemonte”.
Al centro del dibattito il termine “ripartenza”. Ma come riuscirci e a partire da quali presupposti? «Serve attenzione ai luoghi che viviamo» ha dichiarato Mariangela Susigan, cuoca del Ristorante Gardenia di Caluso, in Canavese, in provincia di Torino. «Va coltivata la bellezza del territorio – ha aggiunto – Le parole non bastano più, è ora di farlo». Una visione che caratterizza l’impegno di cuochi, contadini, artigiani, educatori, commercianti resilienti della rete Slow Food che, nonostante un 2020 che mai avrebbero immaginato di dover affrontare con tante difficoltà e incognite, hanno deciso di non fermarsi. Un Piemonte che non ha mai smesso di lavorare, pensare, ripensare, guardare al futuro. «Il Covid-19 non ci ha aiutato, perché per molti cittadini l’unica meta in lockdown erano i supermercati» ha aggiunto Raffaella Firpo, produttrice del Presidio Slow Food del peperone di Capriglio, nell’Astigiano.
Un invito raccolto da Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte: «Sono qui a testimoniare le difficoltà del nostro territorio dovuto anche all’incuria e la burocrazia. Bisogna cambiare metodo e il nostro deve essere un impegno importante. Anche da parte dell’Europa ci deve essere attenzione al green”. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ritiene che manifestazioni come Terra Madre Salone del Gusto siano un volano straordinario per la promozione turistica ed economica del territorio regionale.
La sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha evidenziato che oggi «parlare di agricoltura e città, pensando a uno stesso contesto geografico, può suonare un po’ strano perché siamo abituati a pensare alla città come contesto urbano moderno, appannaggio per lo più di asfalto e cemento, mentre l’agricoltura fa capo a spazi almeno suburbani. Ma stanno nascendo anche a Torino nuovi modelli dove, piano piano, anche i moderni contesti cittadini trovano spazi per l’agricoltura, come gli orti urbani, portando con sé significati che vanno oltre alla mera produzione di cibo e contribuendo a ridurre il consumo di suolo. Nel 2017 Torino è stata l’unica città in Italia che, non solo ha ridotto il consumo di suolo, ma ha avuto un consumo di suolo negativo». terramadre5

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