NewYork-Maremma-Novara. Così nasce il Carnaroli di Ariane

NewYork-Maremma-Novara. Così nasce il Carnaroli di Ariane

di Gianfranco QuagliaAriane riso Toscana

New York-Grosseto-Novara. Una triangolaziRizzotti famigliaone che Ariane Lotti, nata e cresciuta negli Stati Uniti, sino a pochi anni fa non immaginava lontanamente. Neppure che avrebbe lasciato il suo apprezzato lavoro di consulente in agricoltura durante i governi Bush e Obama, per diventare lei stessa imprenditrice agricola in Toscana. Invece è andata proprio così: dai contatti quotidiani con le “farms” statunitensi a una grande fattoria in Maremma, dove oggi coltiva riso, altri cereali, foraggi, e alleva bestiame.

“Una scelta di vita – racconta oggi – che mi ha cambiato la vita. E fatto conoscere persone straordinarie e disponibili nella risaia italiana”. Tutto comincia quando Ariane e la sorella Samantha ereditano la Tenuta San Carlo, in provincia di Grosseto. Apparteneva ai nonni (che la ereditarono dal bisnonno), passò al padre che negli anni Ottanta emigrò negli States e sposò un’americana. Rimaste sole, le sorelle si sono trovate a un bivio: abbandonare tutto o proseguire la tradizione di famiglia dopo quattro generazioni. Ha prevalso la seconda ipotesi, Ariane sei anni fa abbandona la sua professione, lascia New York e Washington, si fionda in Maremma, trascinando nell’avventura anche Samantha. Di fronte, le americane, hanno una fattoria di 480 ettari, un’enormità, ma anche un patrimonio da valorizzare. Samantha si dedica soprattutto all’agriturismo; Ariane punta sul suo “background” di esperienza nel mondo agricolo e decide di dedicarsi alla coltivazione della terra. “All’inizio è stata molto dura – racconta -perché trasformarsi in imprenditrice sul campo è tutt’altra cosa che interagire con gli uffici. Ma ce l’abbiamo fatta”.

Ariane unisce alla caparbietà senso e impronta di manager mutuati tra New York e Washington. Nulla viene lasciato al caso, ma tutto passa attraverso controlli e verifiche per valorizzare al massimo la produzione. A cominciare dal riso, che in provincia di Grosseto rappresenta un importante avamposto della risaia Italia. Coltiva Carnaroli e Ribe, risi da risotto, ma pretende l’eccellenza, soprattutto nell’ultima fase del ciclo produttivo: trasformazione, lavorazione e packaging. Così lancia un’indagine di mercato e individua in un’azienda agricola di Vespolate (Novara), la cascina Fornace di Fabrizio Rizzotti, il centro ottimale per la lavorazione di un prodotto che nasce e vuole restare biologico sino al consumatore. Alla “Fornace” Fabrizio, oltre a coltivare riso, lavora in proprio il cereale nella riseria che ha ottenuto il riconoscimento europeo “Bioagricert”. Tradizione, passione, attaccamento alle tradizioni colpiscono Ariane che non ha dubbi: il riso coltivato in Maremma sarà portato nella Bassa novarese per essere sbiancato, trasformato, confezionato. Tutto corrisponde alle attese: l’impianto di sbramatura-sbiancatura si avvale di una sbiancatrice Amburgo del 1924, definita una “Ferrari” della molitura del riso. Il separatore paddy , che risale al 1907, con parti in ghisa, acciaio e legno, effettua una precisa separazione tra risone e chicchi sbramati. L’impianto di essiccazione è alimentato da una caldaia onnivora (pellet, sansa di olive, gusci di nocciole, segatura, cippato di legna ecc.) che garantisce di essiccare il riso a impatto zero, a differenza di altri combustibili (gasolio o gpl), i quali rilasciano sul prodotto i fumi derivanti dalla combustione. Insomma, tutti i presupposti per una riseria biologica che Fabrizio Rizzotti, presidente provinciale di Campagna Amica (Coldiretti) va fiero. All’inizio sorpreso di essere stato scelto, diventa punto di riferimento di Ariane che da New York, dove era venuta, ha trovato quello che cAriane2ercava.

Nelle foto: Ariane Lotti. In alto: Ariane (a sin.) con la sorella Samantha. La famiglia Rizzotti

 

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