Milano lancia la riscossa del riso contro siccità e importazioni

Milano lancia la riscossa del riso contro siccità e importazioni

eurice1eurice2di Gianfranco Quaglia

Aumentano i consumi di riso, non solo in Italia (100 mila tonnellate in più negli ultimi dieci anni), ma in tutta Europa. Per contro diminuisce l’offerta. In altre parole: meno risone (riso grezzo) disponibile, un calo accentuato nel 2022 dalla siccità che ha colpito in particolare il nostro Paese con un taglio di circa 29 mila ettari di superficie. A questo ettarato si aggiunge un’autoriduzione da parte dei risicoltori a inizio campagna (circa 10 mila ettari), orientati verso altre colture ritenute più redditizie e soprattuto meno impegnative sotto il profilo dei costi di produzione. Risultato: alla risaia-Italia sono venuti a mancare circa 40 mila ettari. Un salasso, che si riverbera sull’industria di trasformazione, non solo quella italiana, alla ricerca di materia prima per soddisfare le richieste dei consumi in tutta Europa. Al tempo stesso e di conseguenza si registra un’impennata di importazioni dall’estero (Myanmar e Cambogia in particolare).
Di questi temi e della preoccupazione che attraversa tutta la filiera risicola si è parlato al secondo congresso europeo del risoche si è tenuto a Palazzo Lombardia di Milano, nell’ambito del progetto “Susteinable EU Rice – Don’t Think Twice” finanziato dall’Unione europea, con il coinvolgimento di Italia, Francia, Portogallo. “Il riso, i cambiamenti climatici e la gestione dell’acqua” al centro. Siccità e carenza idrica, in particolare, i due principali ostacoli che hanno spinto le aziende agricole a rinunciare. Ma ora è necessario ribaltare la tendenza, valorizzare il riso made in Italy e made in UE. Marco Romani, dirigente del dipartimento di agronomia e protezione delle colture del Centro Ricerche Ente Risi, ha rilanciato la tecnica agronomica della “sommersione invernale”: consente di reicarire la falda freatica in una stagione in cui l’acqua è abbondante poiché non necessaria ad altre colture, come quella del mais o della soia. Un altro effetto positivo della sommersione invernale si riscontra sulla degradazione dei residui colturali che, da un lato rilascia nel terreno preziosi nutrienti per la coltura e, dall’altro, riduce le emissioni di metano nell’atmosfera. Anche la pratica AWD (Alternate Wetting and Drying), che prevede l’alternanza di sommersioni e asciutte nella risaia, si è dimostrata una strategia vincente per mitigare le emissioni di gas serra, visto che contribuisce a una rapida degradazione delle paglie. Paolo Carrà, presidente di Ente Nazionale Risi: “Il 5 dicembre si svolgerà un vertice al Centro Ricerche con gli assessori all’agricoltura delle Regioni Piemonte e Lombardia e i rappresentanti dei consorzi irrigui. Vogliamo arrivare a un documento unitario che impegni tutti a trovare una soluzione all’emergenza vissuta nel 2022. Non si deve ripetere. Ma occorre ritornare alla semina in sommersione, mi auguro che i consorzi irrigui pensino a nuove metodologie, altrimenti sarà una guerra tra poveri. E’ importante che l’acqua cominci a circolare presto nei campi, la circolazione tardiva impedisce la ricarica della falda. Io sono favorevole a un corretto rapporto fra i due sistemi, quello in sommersione e l’altro in asciutta”.
Di tutela della biodiversità animale e vegetale ha parlato François Clement, direttore e responsabile tecnico del Centre Français du Riz, in riferimento alla ricchezza floro-faunistica presente nella zona della Camargue.
Pedro Monteiro, vicepresidente di Casa do Arroz, ha messo in luce l’unicità del patrimonio varietale del riso japonica portoghese, in particolare del Carolino, la cui superficie di coltivazione si estende su circa 30.000 ettari distribuiti nelle aree prossime ai tre fiumi più importanti del Portogallo: Mondego, Tejo e Sado. I portoghesi, definiti “gli asiatici dell’Europa”, possiedono il primato del più alto consumo pro-capite annuo dell’UE, con 200.000 tonnellate di riso bianco consumato (18 chilogrammi pro capite). “Un record – ha sottolineato Roberto Magnaghi, direttore generale di Ente Risi, moderatore del convegno – che se l’avessimo in Italia avrebbe risolto tuti i nostri problemi”.
Il Congresso è stato preceduto dal saluto dell’assessore all’agricoltura, alimentazione sistemi verdi di Regione Lombardia, Fabio Rolfi. Il direttore generale di Ente Nazionale Risi, Roberto Magnaghi, il vicepresidente di Casa do Arroz, Pedro Monteiro, e il direttore e responsabile tecnico del Centre Français du Riz, François Clement, in rappresentanza del Syndicat des Riziculteurs de France et Filière hanno presentato gli obiettivi del progetto di cui sono promotori, Sustainable EU Rice – Don’t Think Twice. Un programma triennale finanziato con il supporto dell’Unione Europea la cui ambizione è quella di diffondere conoscenza sulla produzione risicola e sugli utilizzi in cucina del riso Made in EU e rafforzare la consapevolezza del valore della risicoltura in termini di sostenibilità e tutela delle risorse naturali.

Nelle foto: in alto un’immagine del convegno a Palazzo Lombardia e lo show cooking. Sotto: Roberto Magnaghi e Paolo Carrà, direttore e presidente Ente Nazionale Risi, con l’assessore all’agricoltura della Regione Lombardia, Fabio Rolfi

 

 

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