Lolla di riso, uno scarto che rende più sicura la guida

Lolla di riso, uno scarto che rende più sicura la guida

lolladi Enrico Villa

Le biomasse, sottoprodotto prezioso dell’agricoltura, si stanno nuovamente imponendo dopo un periodo di marginalità a vantaggio del petrolio o delle fantasie, senza alcun costrutto, di economia e scientifico. Le compagini agricole europee, ma specialmente italiane hanno chiesto con un movimento anche culturale che le biomasse figurino nell’elenco dei requisiti perché le Regioni del nostro paese le annoverino fra i piani di sviluppo rurale. E l’impostazione, economica e scientifica, incomincia nuovamente a fare breccia. Tanto è vero che partendo dal protocollo di Kyoto e dall’accordo recente fra Stati Uniti e Cina i ricercatori hanno realizzato studi significativi. Però, gli stessi ricercatori non si nascondono qualche pericolo incombente. Ad esempio che le biomasse, ultimamente ritornate fondamentali per sottrarsi alla dittatura delle fonti energetiche tradizionali, utilizzate per il riscaldamento civile potrebbero dare benefici, ma anche creare più di un rischio. L’”alimento” per i bruciatori, tecnologicamente assai avanzati rispetto a un ventennio fa, è rappresentato dai pellets nel quale finiscono il legno residuo nonché gli scarti dei boschi, in deciso sviluppo.

Tornano camini e stufe

Le prove vengono dalle Arpa piemontesi, lombarde, emiliane le quali hanno monitorato la Pianura Padana dove, anche a causa delle fonti alternative energetiche mal governate, l’area è tuttora il regno del CO2 che , per riflesso, provoca squilibri ecologici e ambientali come turbative meteorologiche, alluvioni e frane provocate dall’eccesso improvviso di acqua. Annotano le Arpa, anche riferendosi alla riscoperta delle fonti energetiche alternative: la diffusione inattesa dell’utilizzo della legna, circa il 25% delle famiglie in Piemonte ricorre in modo sistematico o saltuario a questa fonte di energia che sembrava ormai marginale. Quindi, in coerenza con il protocollo di Kyoto nonché con il primo accordo Stati Uniti-Cina che ancora attende quello dell’accordo per oltre 160 stati del globo, tante stufe di cui si era persa la traccia, camini e forni della tradizione. Gli obbiettivi, da conseguire, sono almeno tre:1) un nuovo conto termico;2) risparmio del 65% per ristrutturazione e risparmio energetico; 3) piani di sviluppo rurale con finanziamenti fino al 40% a fondo perduto. In più, il trasporto del legname combustibile dovrà essere a “chilometro zero” come per gli alimenti, in modo che il trasporto stesso riduca al massimo il consumo di carburante se, per gli automezzi, continuerà ad essere impiegato il petrolio al posto delle fonti energetiche alternative. Gli studi avvertono che nel caso di utilizzo delle fonti energetiche alternative – legna e residui boschivi – sono indispensabili accorgimenti e schemi delle scienze agrarie e chimiche. Infatti, soprattutto i residui boschivi necessitano una stagionatura di due anni, lontani dalla pioggia. Altrimenti – osservano gli esperti riferendosi a un diagramma – questo stesso diagramma evidenzia come bruciare della legna non correttamente stagionata od essiccata può produrre fino a 500 volte gli inquinanti rispetto ad un suo corretto utilizzo. In termini diversi, più economici: bruciare una tonnellata di residui di frutteto o di ramaglia di bosco o della legna non correttamente stagionata equivale a bruciare 500 tonnellate di legna da ardere o cippato essiccati di ultima generazione. Per le ragioni accennate essendo aumentata la domanda, le importazioni di legname da ardere in questo momento sono molto vivaci, intorno al 70%, ma la “materia prima” non stagionata ha un punto debole: il 65% circa di umidità che produce CO2, diossina ed altro, rendendo assai problematica la tutela dell’ ambiente. Secondo i ricercatori un risultato più consono al protocollo di Kyoto e ai regolamenti comunitari si otterrà con combustibile alternativo stagionato, appunto, a 18/24 mesi con la riduzione della umidità intrinseca a 15/20%. Anche nelle regioni della sofferente Pianura Padana, a causa dello CO2 nel periodo 2020-2030 le emissioni negative potranno essere ridotte del 40%, la diffusione delle energie rinnovabili raggiungerà i 27%, e anche la riduzione dei consumi si attesterà intorno al 27%.

Altro che rifiuto

In una campagna di raccolta favorevole del riso (Confagricoltura di Vercelli, 9 settembre) nei depositi entrerà anche una biomassa preziosa chiamata pula o lolla di riso. Trascurando le sue qualità energetiche e chimiche, fino al 2004 la lolla è stata considerata un rifiuto, non una biomassa, come stoltamente sostenevano il paesi del Nord Europa. Tuttavia con la sua energia alternativa, prima negli Usa e poi in Europa, i progrediti stabilimenti di lavorazione del riso “vanno a lolla“. La produzione è in Italia di circa 300.000 tonnellate. La lolla non regala soltanto energia alternativa ma ha oggi innumerevoli impieghi agricoli, industriali e della chimica fine. Due anni fa un gruppo di giovani ricercatori lomellini ha trasformato la cenere di lolla contenente silicio in aerogel, sono nati sempre in provincia di Pavia stabilimenti di stoccaggio e raccolta, e la Pirelli nel 2013 dalla lolla ha ricavato il silicato di sodio per rendere più elastici e sicuri i suoi pneumatici, nelle lavorazioni abbattendo il carbonio di oltre il 90%. Con le sue performance un altro esempio convincente di agricoltura e industria a sostegno reciproco.

 

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