La “ricetta” svedese non salva il riso Ora tocca alla Spagna

di Gianfranco Quaglia

Tutto rimandato, o tutto da rifare a Bruxelles per quanto riguarda il futuro del riso. In particolare il regolamento SPG (Sistema preferenze generalizzate) che dovrebbe normare i rapporti fra l’Ue e i Paesi Meno Avanzati, leggi Cambogia e Myanmar per il riso. Un sistema che dovrebbe portare benefici agli uni, ma anche tutelare gli altri (cioè i produttori risicoli europei). L’ultimo “trilogo” (Parlamento, Commissione, Consiglio) sotto la presidenza di turno della Svezia è praticamente fallito. Nulla da fare per la revisione di quel regolamento, così ammettono il presidente della Commissione pee il commercio internazionale, Bernd Lange, e la relatrice su SPG, Heidi Hautala: non è stato possibile colmare il divario tra la posizione del Parlamento europeo e quella degli Stati membri dell’UE su un nuovo regolamento. Bernd Lange, ha dichiarato: “Dopo sette triloghi non siamo ancora riusciti a raggiungere un acordo. Vorrei sottolineare che la presidenza svedese ha compiuto sforzi autentici per concludere i negoziati”. E Heidi Hautala: “Abbiamo deciso di sospenderli sino a quando non ci sarà un cambiamento di posizione  credibile. Questa revisione garantirebbe una migliore protezione del settore risicolo europeo, nel caso in cui le regole dell’SPG dovessero portare a distorsioni di mercato non volute”.

Queste dichiarazioni si riferiscono alla necessità di introdurre un meccanismo automotico della clausola di salvaguardia, che dovrebbe scattare ogniqualvolta dal Sudest asiatico arrivano partire di riso concorrenziali tali da mettere in dificoltà la risicoltura europea, come sta avvenendo tuttora. Ma è saltato tutto. Ora la “palla” passa alle prossime trattative. Dovrebbero svolgersi questa volta sotto l’egida della presidenza di turno, che dal primo luglio è toccata alla Spagna. Paese produttore di riso, il secondo in Europa dopo l’Italia.

 

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