La mela diventa frutto proibito

di Gianfranco Quaglia

Una mela al giorno non toglie solo il medico di torno, ma anche il contadino. Traduzione: meglio non produrre per non erodere il bilancio delle aziende. Non è un paradosso, ma la conclusione cui stanno giungendo gli agricoltori schiacciati dai costi di produzione. Il calcolo non riguarda soltanto le mele, ma tutto il settore ortofrutticolo, che rischia il collasso. 

Ma partiamo dalla mela. Considerato il frutto della salute, ricco di fibre e vitamine, ipocalorico, indicato come  “spezzafame” nelle diete, rischia di diventare il frutto proibito. Vediamo perché. La Fondazione Agrion, uno dei centri di ricerca piemontesi più avanzati, ha calcolato che oggi produrre un chilogrammo di mele costa circa 41 centesimi al coltivatore. Assomela, che rappresenta l’80 per cento della produzione melicola nazionale e il 20% di quella europea, stima che per la lavorazione, il confezionamento, la conservazione, il trasporto, si spendono altri 56 centesimi al chilo (in aumento del 58% rispetto alla campagna precedente). Alla fine il costo totale di un chilogrammo di mele tipo Golden Delicious, la varietà più diffusa, è di 97 centesimo Kg. Un valore inferiore alla quotazione media all’ingrosso, che è di 80 centesimi. Gli ultimi listini rilevano che il prezzo medio riconosciuto al produttore oscilla tra gli 0,40 egli 0,43 centesimi al chilogrammo.

Sono sufficienti questi numeri per determinare un quadro a dir poco sconfortante per i frutticoltori, molti dei quali attendono ancora la liquidazione dei danni da gelo subiti lo scorso anno. Poi sono arrivati i rincari: primo fra tutti quello del gasolio, passato da 80 centesimi a 1,23 euro; i fertilizzanti da 670 a 900 euro tonnellata; l’energia elettrica + 310%.

Solo “mele amare”? tutto il comparto ortofrutticolo è sotto attacco. E non soltanto per gli agricoltori. Il prezzo medio di frutta e verdura al consumo è lievitato del 300% nel percorso dal campo allo scaffale della grande distribuzione organizzata, creando forti squilibri in tutta la filiera dei prodotti freschi. Con un contraccolpo che si è già fatto sentire nel carrello della spesa: le famiglie negli ultimi dodici mesi hanno ridotto gli acquisti di un dieci per cento. 

 

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