Il perduto “oro blu” che finisce in mare

di Gianfranco Quaglia

Sono 270 miliardi i metri cubi d’acqua perduti in Italia nel 2022. E’ quella piovana, molta è andata dispersa nelle tre province più vocate alla risicoltura (Novara, Vercelli, Pavia). Un patrimonio immenso, non trattenuto ma finito nei fiumi e al mare. Se fosse stata raccolto in bacini o laghetti artificiali ora non saremmo qui a parlare di desertificazione dell’area fino a poco tempo fa considerata “Il triangolo d’oro del riso italiano”. E neppure a considerare il Piemonte la regione più arida d’Italia e tra le più assetate d’Europa. Un paradosso per un territorio circondato dalle montagne, ricco di corsi d’acqua e laghi. Nessuno l’avrebbe mai immaginato. Ma alla fine dello scorso anno i risicoltori hanno tirato le somme: 23 mila ettari bruciati in Lombardia, altri tremila nel Novarese. Complessivamente perso oltre il 30 per cento della produzione. I ristori promessi non si sono visti.

Invece la siccità causata dal cambiamento climatico e tutto ciò che ne consegue incombono un’altra volta sulla nuova stagione che sta per cominciare. Intanto i 27 Paesi Ue hanno importato circa 728.500 tonnellate, base lavorato, contro le circa 656.600 tonnellate di un anno fa, facendo segnare un incremento di circa 71.900 tonnellate (+11%). Dal gennaio 2021 a oggi l’aumento di riso importato dal Sudest asiatico è di oltre il 300%. Necessario, secondo l’industria, per soddisfare i consumi che sono in aumento in tutta Europa, Italia compresa.

 

You must be logged in to post a comment Login