Il birrificio agricolo «green» e solidale

Il birrificio agricolo «green» e solidale

 

di Gianfranco Quaglia

Un agricoltore, Marco Avanza; un commercialista, Roberto Lentini; un immobiliarista, Filippo Serra; un mastro birrario, Paolo Carbone. E’ la storia di «Hordeum» (orzo nell’antica lingua latina), il birrificio agricolo nato in provincia di Novara, alla periferia del capoluogo, corso Vercelli 120. Sede: l’edificio che ospitava l’ex Latteria Verbano. E’ qui che la «start-up» ha preso corpo trasformando lo stabile ormai in disarmo in una moderna struttura dotata di impianti all’avanguardia per la produzione di birra made in Italy. Una birra «green», come è già stata definita, non per il colore ma per i presupposti che ispirano l’iniziativa: un sistema ecologico di depurazione che sfrutta tappi di plastica riciclati.
Tutto comincia dall’incontro di questi quattro professionisti, ciascuno dei quali motivato a creare qualcosa di diverso e innovativo. Marco Avanza, alla guida della società, è noto agricoltore novarese, presidente dell’Ente parco Ticino e Lago Maggiore, è coltivatore di riso e conduce anche un appezzamento nella valle del Ticino (zona di Cameri).
E’ lì che crescono le materie prime finalizzate alla produzione della birra: orzo, grano, triticale. «Unico elemento esterno – dice – il luppolo, che lo acquistiamo, per il resto è filiera corta, dal produttore al consumatore».
Quattro le tipologia di birra: la Regina, bionda e leggera, ispirata alle birre bavaresi, caratterizzata dalla presenza del riso tra i suoi ingredienti; la Contina, weiss alternativa, senza l’utilizzo di frumento per le persone intolleranti (al suo posto segale e farro); la Era, ispirata alle birre forti del Belgio; Iside, di color ambrato carico, anch’essa ispirata alle birre d’abazia del Belgio. Produzione: tra i 250 e i 300 mila litri l’anno. La birra che nasce dai campi novaresi è destinata soprattutto ai ristoratori della zona, ma un parte viene venduta anche al consumatore in quanto in corso Vercelli è stato aperto uno spaccio.
L’impegno finanziario per il birrifico agricolo si avvicina ai sei zeri. L’aspetto più interessante è rappresentato dal sistema di depurazione: Hordeum sforna ogni giorno circa 5,5 metri cubi di refluo il cui carico inquinante è assimilabile a quello di una comunità di 300 abitanti. Per risolvere questo problema si è pensato a un sistema ecologico, realizzato dalla Eco-Sistemi (Trentino). Una macchina di piccole dimensioni rimuove la sostanza organica degli scarti contenente sia carbonio sia azoto, uno dei principali elementi inquinanti delle falde acquifere. La macchina (Rotaring cell biofilm reactor) sfrutta tappi di plastica che si adattano benissimo a ospitare i batteri». I tappi riciclati sono raccolti dalle onlus che organizzano campagne allo scopo di autofinanziarsi. Per il birrificio sono stati impiegati 430 chilogrammi di tappi: il ricavato dell’acquisto è stato utilizzato per opere benefiche in Trentino.

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