Europa, Psr e anagrafe: fare squadra per salvare le api

Europa, Psr e anagrafe: fare squadra per salvare le api

apifotodi Enrico Villa

Il 19 gennaio, il ministero della Salute ha istituito l’anagrafe nazionale delle api. Adesso burocraticamente il nuovo strumento giuridico in qualche mese tenderà a perseguire soprattutto due obbiettivi: il riordino complessivo del mondo degli allevatori di api, assai importanti economicamente perché il loro prodotto di base è utilizzato nella industria farmaceutica, dell’alimentazione nonché dolciaria; la creazione di una tracciabilità in difesa soprattutto dei consumatori che specialmente la Coldiretti vorrebbe indistintamente per tutti i cibi che finiscono sulla nostra tavola. Ancora recentemente, proprio la Coltivatori Diretti ha segnalato che due confezioni su tre di miele venduto nell’ambito della distribuzione nazionale sono di provenienza estera. E ha aggiunto che nel polline elaborato negli alveari per produrre miele finisce un’alta percentuale di organismi geneticamente modificati vietati in Italia anche dopo l’ultima risoluzione del Parlamento di Strasburgo, ma liberi negli stati di importazione. Infatti quasi il 20% delle oltre cinquanta varietà di miele viene dalla Cina, dalla America Centrale e del Sud, dall’Argentina, dalla Romania e da altri paesi dell’ Est europeo oggi entrati nella Ue.

Negli stessi giorni dell’entrata in vigore dell’anagrafe degli allevamenti di api – in Italia in tutto 75 mila con complessivi 1 milione 200 mila laboriosi insetti – sul settore si è soffermato Andrea Olivero viceministro delle Politiche Agricole. E ha rilevato la complessa articolazione del comparto che dovrebbe essere meglio definita dall’anagrafe. Egli, però, nei progetti di riforma è andato oltre. Infatti le arnie, che caratterizzano numerose aree territoriali del nostro Paese, figureranno nei piani di sviluppo rurale fissati per il periodo 2014/2020, in realtà collaterali e integrativi del Piano Agricolo Comunitario (Pac). Inoltre, l’anagrafe apistica dovrebbe facilitare l’elaborazione di un piano nazionale del settore previsto dall’UE e da attuare anche in Italia. Connessa a questo progetto di piano è la ricerca scientifica per ora attuata in maniera un po’ dispersiva in alcune facoltà veterinarie italiane. Alle api e alle arnie non è soltanto attribuibile la qualità del miele che viene dalle acacie, o dal castagno o dal tiglio o da mille altri fiori di pianura e di montagna ma la necessità di una salubrità degli allevamenti che potrebbe essere compromessa. Come già negli allevamenti degli animali di grossa dimensione, il problema è anche veterinario. Ultimamente alla verroa, killer degli alveari, si è aggiunto un altro coleottero devastante: la aethina tumida. Forse arrivata dal Sud America e importata con qualche partita di prodotto, la aethina tumida si insinuanegli alveari e distrugge tutto anche divorando completamente le larve di ape. La medicina veterinaria attraverso la ricerca dovrebbe bloccare questo allarmante fenomeno di cannibalismo sugli insetti, tuttavia possibilmente non ricorrendo alla chimica bensì ad altri metodi.

La ragione di questo auspicio è coerente con alcuni principi ispiratori del mondo delle api cui fanno riferimento diversi movimenti ecologisti e ultimamente anche l’Efsa con sede a Parma, istituzione comunitaria creata dall’Unione Europea per combattere le sofisticazioni e le alterazione degli alimenti in circolazione nei 29 partner. Uno di questi movimenti ecologisti ha anche creato uno slogan generale. E’ questo: più api e meno veleni. Esso si riferisce alla convinzione, per ora non del tutto provata scientificamente, secondo la quale proprio le api, testimonianza costante degli equilibri ambientali, sarebbero le prime vittime dei pesticidi. Alcuni principi attivi utilizzati nella concia dei semi specialmente del mais in Italia furono vietati perché incolpati di avere determinato una vera e propria moria di api, così mettendo a repentaglio anche la salute delle persone residenti nei territori dove le arnie erano state colpite. Ma il problema non riguarda soltanto la concia dei semi bensì ha contorni più ampi. Sul banco degli imputati sono state collocate le multinazionali che producono pesticidi e fitofarmaci senza i quali – sostengono numerosi agronomi – l’agricoltura ritornerebbe indietro di almeno un secolo. Le api, spia dell’equilibrio ambientale oltre che produttrici di miele basilare per il nostro Pil nazionale, segnalerebbero la pericolosità dei prodotti chimici. Poi però gli analisti del comparto, rilevando che nell’ultimo anno la produzione di miele è diminuita del 50% circa, ne attribuiscono una parte rilevante delle cause al maltempo e alla instabilità meteorologica.

 

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