Est Sesia, task-force schierata sui canali per dissetare le risaie

Est Sesia, task-force schierata sui canali per dissetare le risaie

Tutto è pronto, anzi è già cominciato. L’acqua, dai canali irrigui, si sta riversando nelle risaie. Il Covid-19 non ferma la stagione, grazie alle misure che i Consorzi irrigui hanno adottato per assicurare il funzionamento e la regolarità. Mario Fossati, direttore generale dell’Associazione Irrigua Est Sesia, ha messo in campo una task-force per garantire tutti gli approvvigionamenti alle aziende agricole del vasto comprensorio che va dal Novarese alla Lomellina: circa 250 addetti che controllano i canali principali (Cavour, Elena, Roggia Mora, Quitino Sella) e derivatori. Complessivamente, con gli impiegati, Est Sesia dispone di circa 380 dipendenti, molti dei quali in questo periodo di confinamento lavora a distanza, utilizzando lo smart working.

Ma sul territorio, questa modalità non è possibile. “Ecco perché – spiega Fossati – abbiamo organizzato una task force suddividendo le presenze in squadre e turnazioni, nel rispetto delle disposizioni e delle misure contenitive. Lungo i canali una squadra lavora dalle sei del mattino alle 14, dopodiché subentra un’altra formazione che controlla i flussi sino alle 22. In tutto circa 8 squadre dislocate lungo il corso di tutti i canali principali e i derivatori. In più punti abbiamo previsto centri di sanificazione dei mezzi di trasporto così come i dipendenti viagiano distanziati e protetti con i dispositivi. L’acqua non mancherà”.

Le riserve idriche non sono ottime, ma neppure disastrose. Il livello del Lago Maggiore è sotto l’idrometro nella misura del 50 per cento. “Leggermente inferiore rispetto alla media degli ultimi trent’anni – prosegue Fossati – ma il bacino lacustre dovrebbe riempirsi nelle prossime settimane grazie allo scongelamento delle nevi in montagna. Poi sono previste piogge in arrivo”.

Ma il vero problema è rappresentato dalla tendenza, sempre più marcata, del ricorso delle semine in asciutta in questo periodo e alle sommersioni ritardate, tecniche agronomiche che impoveriscono la falda la quale non assorbe acqua filtrata dal campo sommerso. In ogni caso per il cereale saranno necessarie bagnature a giugno, quando si concentrerà la richiesta d’acqua anche da parte delle aziende maidicole, con un fabbisogno esponenziale che potrebbe mettere in crisi tutto il sistema irriguo.

L’acqua è linfa indispensabile per la “food security” italiana. Secondo uno studio di Anbi (Associazione nazionale consorzi e gestione e tutela del territorio e acque irrigue) il nostro paese con 20 miliardi di metri cubi d’acqua utilizzati ogni anno per la produzione di cibo è fra i Paesi europei che maggiormente fanno ricorso all’irrigazione. E’ seconda in termini di superficie irrigata solo alla Spagna. Da un’analisi svolta con l’Università di Trieste è stato stimato il valore agricolo medio di una cultura e la possibilità di irrigarla si aggira sui 40.000 euro a ettaro, con un massimo al Nord (52.000 euro) e il minimo al Centro (20 mila euro). Francesco Vincenzi, presidente Anbi: “A Bruxelles stiamo conducendo la nostra battaglia, attraverso Irrigants, per affermare in sede comunitaria la fondamentale funzione dell’irrigazione per le agricoltura mediterranee”.

Nella foto: l’ingegner Mario Fossati, durante un intervento a “Uno Mattina”

 fossati

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