E’ timido ma fa paura, il lupo incubo degli allevatori

E’ timido ma fa paura, il lupo incubo degli allevatori

di Enrico Villa

I lupi, non i cani randagi come sostengono i burocrati, che dagli anni Settanta ripopolano le foreste delle Alpi italiane e le montagne slovene, dal mese di maggio sono meno protetti perché un progetto a loro dedicato non è più finanziato da un contributo della Comunità Europea. E con le loro scorrerie spinti dall’istinto di rapaci carnivori anche meno protetti saranno greggi, mandrie all’alpeggio, anche i pastori e i loro cani “da guardia” come il pastore maremmano e il molosso dei Pirenei. Le due razze di canidi sono in via di reintroduzione, come anche documenta uno specifico bando della Regione Piemonte valido fino a novembre, con una copertura di 700 mila euro.

Il budget regionale servirà per acquistare cani “da guardia” e recinti con i quali potranno essere disseminate le alte montagne scoscese della Valsesia, dell’Ossola e del Cuneese ai confini con il territorio francese. Proprio in Valsesia eccepiscono sia sui recinti difficili da installare e sui pastori maremmani e i molossi dei Pirenei. In un lungo articolo, comparso sul Corriere Valsesiano il primo giugno scorso, con intervista all’assessore della Comunità Montana Marco Defilippi, si sostiene: i recinti sono troppo disagevoli da installare e solo i vecchi cane da pastore sono adatti a starsene amalgamati nel gregge a guardia delle pecore e degli uomini.

 Ma il budget regionale, proposto per andare incontro agli allevatori che dai lupi voraci (e dai cinghiali) patiscono danni elevati, è fuori discussione perché coerente con il progetto Live Wolfsalps, appunto cofinanziato dalla Comunità Europea con questo intento: riuscire a far coesistere i lupi con le altre attività di montagne in via di rimboschimento. Infatti, il periodo di finanziamento comunitario è incominciato il primo agosto 2013 con un finanziamento di quasi 7 milioni di Euro e si è concluso il 31 maggio scorso. Nel frattempo i lupi sono diventati una superstar nelle Alpi e nelle montagne europee con inserimenti museali a Milano e a Trento, decine di conferenze in Italia e in Europa, concorsi nelle scuole. Con il lupus canis, biologicamente catalogato da Linneo nel 1758, fra i ragazzi sono ritornati al centro dell’attenzione due romanzi di Jack London (1876/1916): Zanna Bianca e Il richiamo della Foresta in cui lo scrittore e giornalista americano descrive i giudizi degli animali sugli uomini i quali non perderebbero occasione per violentare biologicamente la Natura. In particolare, Zanna Bianca con i suoi amici del branco vaga nelle pianure gelide del Nord, inseguendo le renne per cibarsene. E tutto questo in parte accade nel contesto un po’ violento dei cercatori di oro del Klondike, costretti ad una fatica spesso inumana per ritornare nella più tiepida California.

In altra epoca a noi più vicina, forse il viaggio sui sentieri del lupo avrebbe ispirato Jack London o altri scrittori biologici e illustratori che popolano adesso il mercato della editoria specialistica. Infatti, fino agli anni Settanta branchi di lupi, quasi tutti con una struttura sociale naturalmente affascinante, erano presenti in Abruzzo e nella Sila. Poi, come assicurano i biologi, gli esemplari solitari o in branco imboccarono una lunga via di migliaia di chilometri, e fino a 60 chilometri al giorno raggiunsero le montagne del Nord riproducendosi al ritmo di 7/4 cuccioli. In alta Valsesia sono presenti due branchi di lupi, forte minaccia per l’allevamento. I biologici e i veterinari della Regione Piemonte qualche hanno fa hanno tentato un censimento basandosi sulle tracce di lupo (escrementi, carcasse, orme e altro) arrivando a questa conclusione: nella area regionale 586 esemplari concentrati in 48/50 branchi. Per la diffusione che tende ad aumentare, adesso spostandosi fino alla periferia delle città in cerca di cibo a causa delle copiose nevicate montane di questo inverno, le regioni dell’Est Italia come Trentino, Alto Adige, Veneto, Lombardia, appunto per tutelare l’animale hanno avviato il Progetto Live wolpsalps che ha ottenuto l’adesione di 11 partner, fra cui parchi nei quali è obbligatoria la tutela biologica. Se le difficili stime anche sulla base delle tracce sono vicine al reale, adesso da Entracque a Lubiana sono presenti circa 1.600 animali che, ad esempio in Lessinia nelle Prealpi veronesi costituiscono soprattutto una minaccia per pecore, montoni, giovenche. Stando sempre alla cronaca e alle denunce che vanno fatte alle Asl nonché al Corpo Forestale, una risposta consistente sarebbe quella del bracconaggio, in Italia assolutamente vietato. In un loro rapporto, i funzionari della Regione Piemonte non hanno dubbi: il 60% di abbattimenti confermati dal ritrovamento delle carcasse, è da attribuire al bracconaggio. Di frequente, l’eliminazione, oltre che da armi da fuoco, avviene per avvelenamento. I bocconi contenenti veleni potenti, anche pericolosi per gli altri animali e per le persone, sono stati accertati dalle autopsie eseguite nelle facoltà di veterinaria di Torino e di altre istituzioni italiane e slovene. L’aspetto dell’avvelenamento è soprattutto evidenziato dalle amministrazioni regionali perché interferisce sulla ricerca dei funghi, di competenza regionale e delle comunità montane, nonché sulla attività agroturistica e dello sci. Per eliminare un lupo, anche difeso dalla cultura valligiana, si rischiano tragedie, assolutamente non ripagate da bestiame dilaniato e risarcito con i tempi lunghi della burocrazia, ma che non aggredisce mai l’uomo perché, per sua natura, il lupo è un animale timido, solo per le leggende popolari imputato di feroci aggressioni alle persone.

 

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