E’ italo-afghano-olandese il riso che sfida il caldo (photogallery)

E’ italo-afghano-olandese il riso che sfida il caldo (photogallery)

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SAM_6188SAM_6189SAM_6192SAM_6193SAM_6196SAM_6201SAM_6206SAM_6207di Gianfranco Quaglia

Il “Global Warming” o riscaldamento globale, provocato dai cambiamenti di clima, sta mettendo a dura prova anche le coltivazioni agricole. Il grande caldo dell’estate che abbiamo alle spalle sembra un ricordo, ma il problema si ripresenterà nel giro di pochi mesi. Lo sanno bene gli agricoltori e ricercatori impegnati ogni giorno a trovare varietà resistenti, in grado di adeguarsi a temperature anche estreme. Il riso, ad esempio, coltivato alle nostre latitudine, sino a qualche anno fa era particolarmente esposto alle escursioni termiche, tali da causare il cosiddetto “aborto floreale” nel cuore dell’estate, in presenza di improvvisi sbalzi del termometro. Ora c’è un rischio opposto: la sterilità della pianta che non resiste al grande caldo.

Per questo i “breeder” (gli ibridatori), cioè coloro che ricorrono agli incroci naturali, stanno selezionando varietà caldo-resistenti, in grado di reggere a lungo anche a temperature che sfiorano o superano i 40 gradi. Siamo a Montarsello, nel Comune di Nibbiola (Bassa novarese), dove l’agronomo Massimo Biloni, presidente della Strada del riso vercellese di qualità e fondatore di Acquaverderiso (che si occupa della divulgazione e dell’analisi sensoriale del cereale) ha creato il centro Ires (Italian Rice Experiment Station), stazione di ricerca che mette a confronto tecniche e saperi diversi, un hub dove si incontrano ricercatori italiani e stranieri. Qui uno dei massimi ibridatori mondiali del riso, l’olandese Eduard Roumen, insieme con Biloni, sta cercando di mettere a punto le varietà di oryza sativa (il riso, appunto), che resistano ai grandi caldi ormai abituali nella pianura padana. A questo traguardo si arriva attraverso gli incroci tra piante straniere e altre che si coltivano alle nostre latitudini. Roumen , che ha una lunga esperienza ed è molto conosciuto anche dai risicoltori italiani, parte da un presupposto: così come gli improvvisi cali di temperatura impediscono alle pianticelle di completare il loro ciclo, anche il grande caldo può determinare la sterilità. Occore pertanto ibridare, cioè incrociare varietà che arrivino da latitudini con clima diverso, con le pianticelle autotctone cresciute in Italia. Roumen lavora trasformando la pianta “madre” in ermafrodita, per poi inserirle un altro polline.

Una tecnica sperimentata con successo, ma solo grazie all’utilizzo di varietà importate da paesi lontani: uno dei risi presi in esame e trattati dal ricercatore arriva dall’Afghanistan e si è rivelato molto adatto allo scopo. Così è stato ricavato un primo prototipo di “riso anti-caldo” per ora contrassegnato con una sigla, N 22. Potrebbe essere l’inizio di una nuova frontiera.

 

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