Con Mater-Agro la fattoria sperimentale per l’agricoltura che verrà

di Gianfranco Quaglia

Quasi il 75 per cento dei terreni agricoli del pianeta è a rischio eutrofizzazione; il 24 percento dei suoli presenta tassi di di erosione idrica insostenibili. Ancora: il 25% dei terreni nell’Europa meridionale, centrale e orientale è ad alto rischio di desertificazione. I costi associati al degrado del suolo nell’Ue superano i 50 miliardi di euro all’anno. Sono sufficienti questi numeri per lanciare l’allarme. Ed è su queste basi che nasce la “Fattoria sperimentale”, destinata a formare agricoltori e ricercatori sulla trasformazione di aree degradate in centri di innovazione e sviluppo per una gestione efficiente e sostenibile delle colture. E anche per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici. Questo il patto che Novamont, gruppo mondiale nella produzione di bioplastiche e promotore dell’economia circolare, ha stretto con Coldiretti per l’agricoltura 4.0. Entrambi hanno dato vita a una nuova società denominata Mater-Agro e tenuta a battesimo a Firenze, in occasione del G20. Una nuova realtà per promuovere un modello di innovazione partecipata tra agricoltura e industria. aiutando gli imprenditori della terra a mantenere buone rese di coltivazione, con soluzioni agronomiche sostenibili per la transizione ecologica. Parole si qui usate, ma che necessitano di essere riempite di contenuti. E così si ricorre ai biofitosanitari, ai biolubrificanti, ai teli biodegradabili pe la pacciamatura, sino allo sviluppo di colture in grado di affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici su temperature e disponibilità d’acqua, come sottolinea il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. Per la distribuzione di nuovi prodotti e servizi Mater-Agro potrà contare sulla rete dei Consorzi agrari d’Italia-Bonifiche Ferraresi. “In questo periodo di crisi senza precedenti per l’umanità – sottolinea Catia Bastioli, ad di Novamont – Mater-Agro è un luogo d’innovazione in cui la chimica bio-based e l’agricoltura diventano una cosa sola, punto d’incontro e di co-creazione tra ricerca, innovazione e buona pratiche agronomiche, promuovendo la bioeconomia circolare come leva pe disegnare un futuro piàù sostenibile per tutti, con l’ambizione di far di più con meno”.

 

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