Catia, che ricavò dall’amido di mais l’orologio di Topolino

di Gianfranco Quaglia

Catia Bastioli
Catia Bastioli

E pensare che tutto cominciò con un orologio di plastica ricavato dal mais, lo swatch di Topolino. Anni Ottanta, quell’orologio da polso allegato al giornale a fumetti di Walt Disney, proposto ai giovani lettori per «educarli» a una anticipata era dell’ecosostenibilità, fa breccia e il giro del mondo. E’ l’orologio usa e getta, che si consuma, ma non inquina. Che torna alla terra da dove è venuto e si dissolve senza lasciare tracce. Dietro quel «miracolo» ecologico c’è una donna, Catia Bastioli, ricercatrice umbra trapiantata fra le risaie del Piemonte, in quel di Novara.
Ora sta per sedersi sulla poltrona di presidente di Terna, il colosso elettrico italiano. Nominata da pochi giorni, è tutt’altro che seduta, perché Catia Bastioli, «regina della plastica verde», è un motore sempre acceso. Quando le quote rosa si affacciavano appena, lei era già in prima linea nella ricerca, e non per un ruolo dovuto. E’ lei che, arrivata nella città della chimica (Montecatini, Donegani) con un gruppo di ricercatori creò la squadra giusta, ma soprattutto ebbe l’intuizione che introdusse il pensiero forte di chimica sostenibile e di filiera agricoltura-industria. E così, lavorando sull’amido di mais, creò il Mater-Bi, alla base di quel prototipo di plastica biodegradabile declinato nell’orologio di Mickey Mouse. Un passo forte che la fa decollare e apprezzare, sino a diventare amministratore delegato di Novamont, la società nata allo scopo, sostenuta dal 1996 da BancaIntesa e ora Intesa San Paolo, con un Corrado Passera che ha subito scommesso su questa donna umbro-piemontese. Da quell’orologino da polso la corsa di Catia è a perdifiato: impone in Italia e in Europa il concetto di integrazione fra agricoltura, ricerca e chimica. Dimostrando che la filiera può avere un ruolo determinante per lo sviluppo di quella biochimica che produce qualità della vita.
Ecco allora gli shopper, i sacchetti biodegradabili, i bastoncini, ma molte altre applicazioni che fanno di Catia e dei suoi collaboratori un vulcano in attività. Insignita dall’Ue anche del premio «inventore dell’anno», di laurea honoris causa, Bastioli ha saputo dare vita a un circolo virtuoso tra mondo dei campi e industria, con la creazione di bioraffinerie che trattano la materia prima, quella conferita dagli agricoltori.
Adesso occupa la poltrona di Terna, ma è un verbo che lei preferisce non pronunciare. In realtà Catia si divide tra Roma e Novara, dove mantiene il suo quartier generale. Non è donna da poltrona e c’è da scommettere che anche a Terna imprimerà la sua vocazione innata di manager della green economy.

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