Carrà: pressing su Bruxelles per la clausola di salvaguardia

Carrà: pressing su Bruxelles per la clausola di salvaguardia

800px-Rice_plantingChe fine ha fatto la richiesta della clausola di salvaguardia, il meccanismo auspicato dai risicoltori italiani per erigere un muro contro la valanga di cereale in arrivo dal Sudest asiatico a prezzi concorrenziali? Presentata a Bruxelles, rischia di rimanere nei cassetti, se non sarà impressa una svolta. Anche perché l’Unione Europea forse ha altri obiettivi e questioni commerciali cui dedicarsi. Non solo: il <nemico giurato> numero uno, cioè la Cambogia, tra i Paesi meno avanzati che esportano verso l’Europa a dazio zero, ha annunciato di voler diversificare i propri flussi. E infatti le importazioni dalla Cambogia, che coprono l’80% dagli arrivi dai Pma, da settembre 2014 a gennaio 2015 hanno evidenziato un calo del 14%, essendo passate da 99.087 a 85.280 tonnellate. Ma si affaccia un nuovo pericolo, il Myanmar, che rappresenta il 18 per cento delle importazioni dia Paesi meno avanzati: l’import da questo Paese è in aumento del 288% rispetto all’anno scorso, essendo passato da 4.968 a 19.284 tonnellate.

Sul problema dello <scudo> da adottare , Paolo Carrà, presidente dell’Ente Nazionale Risi, nei giorni scorsi ha incontrato a Roma i servizi della Commissione europea con le organizzazioni agricole: <Ho invitato il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, a fare pressing su Bruxelles. La strada è in salita, ma a questo può esere superata soltanto attraverso la politica. Per questo è necessario uno sforzo comune, anche con l’intervento degli eurodeputati>.

(Nella foto: contadini al lavoro in una risaia del Sudest asiatico)

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