Carrà a Calenda: ferma il Mercosur, la nostra risaia è assediata

Carrà a Calenda: ferma il Mercosur, la nostra risaia è assediata

di Gianfranco Quaglia

Pma, Ptom, Cariforum, Acp, Gatt. Poi semigreggio Basmati, Vietnam, Ecuador, Egitto, Perù, America centrale, Bangladesh. E ora Mercosur. Acronimi, varietà, Paesi, che suonano come campane a morto per la risicoltura Made in Italy. Il presidente dell’Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà, dice basta e lancia un accorato appello al ministro dello Sviluppo Economico, Carlo in difesa del riso europeo, Calenda, perché fermi almeno quest’ultimo attacco: “Il negoziato in corso tra Unione Europea e i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) rappresenta un pericolo per il nostro riso.Le notizie diffuse nelle ultime ore confermano una preoccupazione che l’Ente Risi aveva espresso alcuni mesi fa e confermano l’importanza di una mobilitazione del Mise (Ministero Sviluppo Economico) in difesa del riso europeo, che rischia di essere sacrificato sull’altare di altre filiere produttive. Abbiamo sollevato il problema in occasione del forum europeo del 23 gennaio. Ora ho scritto a Calenda, che sta seguendo il negoziato per il nostro governo, ricordandogli che l’andamento delle importazioni agevolate e la crisi dei prezzi del riso italiano non consentono di temporeggiare. Ho chiesto di esporre chiaramente a Bruxelles la necessità che il riso sia trattato nei negoziati come un prodotto sensibile, come già più volte riconosciuto dal Commissario Malmstrom, e che pertanto non venga previsto alcun contingente di importazione. Ciò al fine di non esasperare la grave crisi che sta vivendo, evitando che altre concessioni tariffarie possano distruggere un settore da cui difendono reddito agricolo, posti di lavoro nell’industria ma anche biodiversità e equilibrio idrogeologico di un’ampia regione della Pianura Padana. Un qualsiasi contingente di importazione a dazio zero proveniente dal Mercosur, si sommerebbe alle concessioni in vigore che nella scorsa campagna di commercializzazione hanno esentato dal pagamento del dazio il 65% dell’import di riso lavorato e il 75% di quello semigreggio”.

Basta scorrere la tabella delle concessioni degli ultimi dieci-dodici anni per rendersi conto della valanga agevolata che entra in Ue: dai Pma (Paesi meno avanzati, come Cambogia e Myanmar), dazio zero con quantità disponibile illimitata; altrettanto dai Ptom (Paesi e teritori d’Oltremare dipendenti da Francia, Danimarca, Uk, Olanda); ancora da Cariform (come Haiti e Suriname); a seguire stesse condizioni dagli Acp (Caraibi, Africa, Pacifico). Altri accordi riguardano l’import di semigreggio Basmati sempre a dazio zero, 100 mila tonnellate scontate con il Gatt, 80 mila tonnellate a dazio zero dal Vietnam , 5 mila dall’Ecuador, 92.000 dall’Egitto, 47.000 dal Perù, 24.000 dall’America centrale, 4 mila dal Bangladesh.

Un assedio. Il Ferm (la federazione europea dell’industria risiera) ha scritto una dura lettera alla Commissione europea che – secondo alcune fonti – si sarebbe già accordata per un contingente di 45 mila tonnellate, ma i Paesi del Mercosur ne chiederebbero 80.000.

Sul tema interviene anche il presidente Coldiretti Vercelli Biella, con delega al settore risicolo: “In Brasile e Argentina si producono 25 milioni di tonellate di riso, a preoccupare è la qualità del prodotto. “A un passo dall’arrivo dell’etichettatura in Italia, questo accordo rischia di aggravare ulteriormente la situazione”.

A proposito di etichettatura per riso e grano, Carrà ricorda che il decreto entra in vigore questa settimana ma a titolo sperimentale. “Avrà una durata temporanea, due anni, e vale soltanto per il prodotto commercializzato in Italia. E nel 2018 l’Ue dovrà legiferare sull’etichetta d’origine europea, che supererebbe quella Made in Italy”.

 

 

 

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