“L’Europa volta le spalle al riso”

“L’Europa volta le spalle al riso”

“L’Europa volta le spalle al riso: un trilogo al veleno affossa la tutela nazionale”. Con questo titolo Ente Nazionale Risi giudica la decisione, assunta a Bruxelles, tra Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione UE sulla clausola di salvaguardia per il settore risicolo. “Un epilogo amaro, – aggiunge una nota ufficiale – un sonoro schiaffo in faccia ai produttori europei, in particolare quelli italiani, cuore della risicoltura comunitaria. Il risultato? Una “clausola-fantasma”, un paravento istituzionale che espone il nostro settore ad una concorrenza sleale ed insostenibile, confermando che la Commissione e il Consiglio privilegiano cinicamente i Paesi in via di Sviluppo (Cambogia e Myanmar) a discapito della produzione interna, fiore all’occhiello del Made in Italy, dell’Europa e dell’agricoltura di qualità”.

Una presa di posizione dai toni duri, che sottolineano la delusione della filiera chein Italia concentra oltre il 50% della produzione Ue. “Attendevamo da mesi questo negoziato cruciale sul Regolamento SPG (Sistema di Preferenze Generalizzate). L’obiettivo era chiaro: ottenere una clausola di salvaguardia automatica che scattasse realmente al superamento di volumi di importazione insostenibili, sospendendo i dazi zero concessi a Paesi Terzi. Nonostante l’evidente distorsione di mercato causata dall’invasione di riso asiatico, il trilogo si è concluso con un accordo che è una vera e propria beffa”

Che cosa prevede il meccanismo

 Uno scatto solo al superamento di 561.000 tonnellate di importazioni (una cifra calcolata sulla media decennale con un generoso surge del 45%) e con un TRQ (Tariff-Rate-Quota” (contingente tariffario) l’anno successivo, il che- sottolinea Ente Risi – renderebbe lo strumento praticamente attivabile a danni già avvenuti. Prosegue la nota: “La soglia concordata (si è partiti con un negoziato in cui il Consiglio chiedeva un quantitativo di 750.000 tonnellate) è talmente alta da rendere lo strumento di salvaguardia quasi impossibile da attivare, consentendo alle importazioni a dazio zero di inondare il nostro mercato prima che si possa correre ai ripari. Si difendono Paesi Terzi, spesso meno attenti ai nostri standard ambientali e sanitari, senza preoccuparsi delle migliaia di posti di lavoro nella filiera risicola nazionale. L’amara sconfitta è stata sancita dal voto contrario dei gruppi politici ECR (Conservatori e riformisti europei) e EPP (partito Popolare) ai quali è dovuto il nostro grazie, che hanno cercato di contrastare questa posizione inefficace. Questa presa di posizione politica è incomprensibile e dimostra una sconcertante miopia nei confronti delle filiere agricole europee, sacrificando la qualità e la sostenibilità europea sull’altare di accordi commerciali non equilibrati. Il settore risicolo europeo non merita un’Europa così ambigua, debole e, in ultima analisi, dannosa”.

Ma non è detta l’ultima parola

“Nonostante l’esito catastrofico del trilogo, è imperativo non arrendersi. La battaglia per la difesa del riso europeo non è ancora definitivamente conclusa. Il testo scaturito dal negoziato dovrà ora superare due snodi cruciali all’interno del Parlamento europeo.

Il testo negoziato dovrà prima essere approvato dalla Commissione per il Commercio Internazionale (INTA). È qui che i parlamentari europei dovranno esercitare la massima pressione per respingere o tentare di modificare ulteriormente l’accordo. La Commissione INTA ha la possibilità di mandare un segnale forte, bocciando questo “compromesso” al ribasso”.

L’ultima trincea sarà la Plenaria del Parlamento europeo. L’intero organo legislativo si esprimerà sull’accordo raggiunto. Sebbene il Parlamento abbia ceduto nel trilogo, il voto in Plenaria resta la sola ed ultima possibilità per i deputati di smentire le decisioni prese con Consiglio e Commissione. Un rifiuto del testo in Plenaria obbligherebbe l’Ue a tornare al tavolo delle trattative. È un’opportunità per ottenere una vera clausola di salvaguardia, con soglie che scattino molto prima dell’attuale volume concordato e che impediscano la speculazione.

“La filiera risicola europea attende ora da INTA e dalla Plenaria un segnale forte ed inequivocabile: l’Europa deve dimostrare di essere ancora disposta a difendere la sua produzione di qualità ed il suo settore agricolo strategico”.

 La posizione di Confagricoltura

L’intesa tra l’Europarlamento, il Consiglio e la Commissione UE relativa all’introduzione della clausola di salvaguardia per il settore del riso non protegge i produttori europei da improvvisi e massicci flussi di importazioni e rischia di affossare tutto il comparto.

L’accordo, sebbene rappresenti un passo avanti, ha inserito una soglia ancora troppo elevata e potenzialmente difficile da attivare, – evidenzia Confagricoltura – lasciando la vigilanza sul mercato al meccanismo di sorveglianza speciale che impegna la Commissione a monitorare e intervenire in caso di rischio di danno per il mercato agricolo europeo.

La Confederazione, ringraziando comunque i gruppi parlamentari che hanno supportato la proposta iniziale condivisa da Confagricoltura di attivare un automatismo di clausola di salvaguardia, sollecita a continuare la battaglia a difesa del settore. Ci sono ancora due step in cui è possibile modificare l’intesa: il testo deve infatti passare al voto della Commissione per il Commercio Internazionale (INTA) e in plenaria al Parlamento europeo.

La posizione di Coldiretti

risaia casaloneL’ottenimento dell’automatismo per l’attivazione della clausola di salvaguardia rappresenta un passo avanti, ma le condizioni per l’attivazione non consentono una tutela reale ed efficace per il riso dalle importazioni dai paesi asiatici, lontani dagli standard di produzione dell’Ue, dal punto di vista dei diritti dei lavoratori e della tutela dell’ambiente, mettendo in serio rischio la tenuta del settore.

Le condizioni definite nell’accordo prevedono l’attivazione della clausola al superamento delle 561mila tonnellate, con possibilità di revisione annuale e con una quota per l’anno successivo all’attivazione della salvaguardia (TRQ) presumibilmente bassa, che consentirà un’applicazione anticipata come richiesto da Coldiretti e Filiera Italia.

“La quota resta comunque inspiegabilmente alta, con la Commissione a guida Von der Leyen che sembra non tener conto che del fatto che molto di questo riso viene coltivato anche con lo sfruttamento del lavoro minorile, oltre che con l’utilizzo di pesticidi, come il triciclazolo, vietati in Europa da anni, finendo per sacrificare il riso italiano sull’altare di altri interessi. Oltretutto, le importazioni hanno appena superato le 540mila tonnellate e pesano anche sull’andamento del prezzo di alcune varietà di eccellenza come l’Arborio che ha subito una perdita del 35% del valore rispetto allo scorso anno. Importazioni che colpiscono gli agricoltori senza avvantaggiare i consumatori e che saturano il mercato”, afferma Roberto Guerrini, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore risicolo.

“Gli arrivi sono, peraltro, spesso favoriti da accordi commerciali con i paesi Extra Ue oppure, come in questo caso specifico, a vantaggio di Paesi beneficiari del regime EBA – Everithings But Arms (tutto tranne le armi) che, dal 2009, hanno causato un aumento sfrenato delle importazioni che sono passate da 9 a quasi 500 milioni di chili, generando concorrenza sleale – fanno notare Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Questa dinamica, senza una clausola automatica efficace, potrebbe amplificarsi con eventuali futuri accordi tra Ue e India, ma anche con il Mercosur che prevede, a regime, importazioni a dazio agevolato pari a 60mila tonnellate”

 La posizione di Cia

“L’accordo raggiunto a Bruxelles è inaccettabile e metterebbe in ginocchio il comparto italiano del riso. Le clausole di salvaguardia scatterebbero a una soglia troppo alta, determinando l’invasione di prodotto asiatico a dazio zero sul mercato”. Così, il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta la revisione del Regolamento del sistema delle preferenze generalizzate. “Cia ha più volte manifestato tutte le proprie preoccupazioni ma questo accordo raggiunto in sede comunitaria, sotto presidenza danese, segna quanto di peggio il settore potesse aspettarsi. Un import eccessivo di riso a tariffe agevolate da Paesi come Cambogia e Myanmar -molto lontani dai nostri standard di produzione- potrebbe avere conseguenze nefaste per una coltura che è un’eccellenza del Made in Italy. L’Italia, infatti, è il primo produttore europeo di riso, con oltre 230mila ettari di superficie coltivata, una produzione che ruota intorno a 1,6 milioni di tonnellate e un export che supera le 700mila tonnellate”.

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