Le tariffe al 15% sui prodotti agroalimentari italiani, senza alcuna esenzione, rischiano di far perdere oltre 1 miliardo di euro alla filiera del cibo Made in Italy, con vino, pasta e comparto suinicolo tra i settori più colpiti. Una conferma, secondo Coldiretti Piemonte, di come l’agricoltura sia ancora una volta il comparto sacrificato.
Il prodotto più penalizzato sarà il vino, prima voce dell’export e comparto chiave dell’economia agroalimentare piemontese, che subirà dazi per un impatto stimato in oltre 290 milioni di euro, cifra che potrebbe salire ulteriormente in base all’andamento del dollaro.
In Piemonte – ricorda Coldiretti – il comparto vitivinicolo conta 15.000 imprese, 43.000 ettari di superficie vitata, per lo più a marchio DOC o DOCG. Secondo Filiera Italia, nel 2024 il valore delle esportazioni di vino italiano verso gli Stati Uniti ha raggiunto circa 1,9 miliardi di euro, pari al 24% dell’intero export nazionale di vino. In Piemonte, questa percentuale sale al 40%.
“Occorre proseguire il negoziato per ottenere l’esclusione dei prodotti agroalimentari di eccellenza dalla lista dei dazi, risultato che ci aspettavamo almeno per il vino e che invece non è arrivato. Ogni giorno in più in questa situazione lascia spazio ad altri Paesi per conquistare quote in un mercato, quello vinicolo, che storicamente ci appartiene. Von der Leyen si svegli: mentre la Germania negozia apertamente per tutelare i propri interessi su acciaio e automotive, la Commissione Europea deve dimostrare che escludere vini e alcolici dai dazi è una priorità per tutta l’Europa”, dichiara Monica Monticone, presidente Coldiretti Asti con delega al vino per Coldiretti Piemonte.
“Non è accettabile che il settore agroalimentare continui a essere il più penalizzato da una conduzione delle trattative troppo remissiva da parte della Commissione UE” aggiungono Cristina Brizzolari e Bruno Rivarossa, presidente e delegato confederale di Coldiretti Piemonte.
Anche Cia agricoltori italiani ribadisce come l’accordo Usa- Ue sui dazi al 15%, sembra sempre più una resa. Viene sacrificato l’agroalimentare per avvantaggiare l’automotive. Ora l’export del Made in Italy agroalimentare verso gli Usa (7,8 miliardi di euro nel 2024) rischia grosse perdite in settori chiave come vitivinicolo senza ottenere niente in cambio. Oltre all’impatto diretto, si corre il pericolo anche di un grave danno all’intero indotto agroindustriale, con pesanti ripercussioni sull’occupazione. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, commenta, aggiungendo che: ‘’oltre alla attuale chiusura politica sul vino si dovrà monitorare anche e con attenzione l’apertura agevolata a importazioni agricole Usa a prescindere dalla reciprocità delle regole commerciali che rappresenta la linea di confine invalicabile’’.
“Se per comparti come quello dei formaggi, già soggetti a questa aliquota, la misura viene percepita come un compromesso accettabile, assai diverso è per settori sensibili come quelli del vino e del Pecorino Romano. Per il vino, gli Stati Uniti valgono circa circa il 25% dell’export italiano verso gli USA. Per il Pecorino Romano, gli USA valgono 170 milioni di euro.
Il vino deve tornare a beneficiare di un dazio zero. Lavoreremo con Governo e Parlamento europeo per proteggere il comparto” sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
Rimane poi aperta la questione delle barriere non tariffarie. Gli Stati Uniti accusano da anni l’Europa di utilizzare standard e requisiti tecnico produttivi come strumenti di protezionismo, “ma – commenta Giansanti – non possiamo accettare che arrivino da Paesi terzi prodotti che non rispettano le nostre regole e i nostri standard”.
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