Un sorso di Gattinara anima e cuore del vino secondo Soldati

di Gianfranco Quaglia

“Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e che si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l’ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo”. Così scriveva Mario Soldati in “Vino al Vino”, opera nata dopo tre lunghi viaggi che lo portarono ad assaggiare e bere i vini delle bottiglie di tutta Italia. A distanza di tempo (erano gli anni ’60 e ’70) le osservazioni acute e sapienti di colui che può essere considerato il pioniere del giornalismo enogastronomico sono attualissime. E rifulgono in questi giorni, che è già vendemmia dalle Alpi a Pantelleria. Soldati non era soltanto l’assaggiatore, ma il curioso dell’ambiente e delle anime, come appunto scriveva: il vino, prima ancora di portarlo alla bocca, lo prendeva per mano, andando a scandagliare i vigneti, le cantine, i casolari dei produttori. A vivere le emozioni quotidiane. Lui, piemontese nato a Torino, ebbe sempre un occhio di riguardo per i vini di casa, della sua terra. Famoso è rimasto l’elogio del Gattinara. E proprio ripercorrendo i suoi cammini tra le vigne, alla cantina Travaglini di Gattinara in provincia di Vercelli, è stato riproposto uno degli incontri dello scrittore-regista cinematografico in “Un sorso di Gattinara e altri racconti”, che Interlinea presenta in occasione dei 60 anni dell’azienda e l’apertura della festa dell’uva. Con Cinzia Travaglini i curatori del volume, Roberto Cicala di Interlinea e Giovanni Tesio dell’Unviersità del Piemonte Orientale.

Vino e territorio protagonisti del raconto, con descrizione di colori, osterie, personaggi. Una narrazione che anticipa di decenni la tendenza dei nostri giorni, quella dello storytelling, chiave moderna di promozione e marketing. Soldati suggeriva anche gli strumenti per apprezzare il prodotto: “Un sorso, a fior di labbro, sulla punta delle labbra. Isolarsi, intanto, concentrarsi, restare immobili, lasciare che il sapore salga al cervello, lo spirito si faccia spirito e si possa, tranquillamente, pensarlo”. Ancora: “Che cosa speriamo? Che cosa cerchiamo? Una bottiglia di vero Gattinara. Ma dove? Ma come? Non lo sappiamo. Sappiamo soltanto che ci guida un istinto, a noi stesso segreto e forse infallibile”. 

A queste parole nessun commento. Soltanto religioso silenzio, in attesa che il sommelier versi nel bicchiere. 

 

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