Troveremo le risorse contro i cecchini della Pac

di Gianfranco Quaglia

“C’è la sensazione che l’Unione Europea sia guardata con occhi storti, che ci siano cecchini pronti a sparare sulla futura Pac”. Così Paolo De Castro, europarlamentare di riferimento a Strasburgo dell’agricoltura non solo italiana, commenta la percezione rispetto alla Politica agricola comune 2022-2027, messa sotto accusa anche in Italia da molti settori, primo il mondo del riso, a causa delle risorse a disposizione, con tagli tra il 50 e l’80 per cento rispetto alla Pac precedente. “Eppure – continua De Castro – il nuovo budget, con una dotazione di 387 miliardi, è la seconda voce dopo il bilancio complessivo dell’UE”.

L’appunto che arriva dal mondo dei campi si focalizza in particolare sul “rigore ambientalista” cui si indirizza la nuova politica agricola, che pretende molto di più con meno disponibilità. A questo proposito si stanno intensificando gli incontri tra organizzazioni agricole, Regioni e ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, nel tentativo di smussare angoli, ma soprattutto alla ricerca di risorse da recuperare in altri ambiti, per colmare i vuoti di contributi prospettati (circa un miliardo in meno per l’Italia). “Un percorso faticoso, impegnativo e difficile – dice Patuanelli – proprio nel momento in cui la Pac sta compiendo il suo sessantesimo anno. Ma non disperiamo”. Il ministro guarda al PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, che destina 7,8 miliardi al settore agricolo. “In un primo tempo erano limitate a 2,5 miliardi. Pensiamo a una redistribuzione di queste risorse a zootecnia, riso, grano, olio. Stiamo cercando di capire quali sono gli effetti positivi e trovare gli aggiustamenti. La mia sensazione è che la Politica agricola si sposterà sempre più verso la gestione del rischio e che l’obbligo assicurativo diventerà necessario”. 

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