E’ guerra dell’acqua in Piemonte per lo “scontro” sul deflusso ecologico. Il Governo ha impugnato la legge regionale che ne aveva posticipato l’applicazione e introdotto deroghe più ampie a favore dell’agricoltura. Roma contesta la costituzionalità della legge, che differiva l’attuazione del deflusso ecologico al 31 dicembre 2026 e permetteva di prelevare fino al 70% della portata dei fiumi, ritenendo che ciò mettesse a rischio la sostenibilità ambientale dei corsi d’acqua in contrasto con la normativa europea.
Al centro della polemica l’art.34 della legge con cui la Regione rinvia appunto al 31 dicembre 2026 l’applicazione del deflusso ecologico su tutto il territorio regionale. Non solo, stabilisce al 30% della portata di un corso d’acqua il limite vitale.
Il deflusso ecologico è normato da leggi dello Stato e da una direttiva europea a tutela della biodiversità dell’ecosistema legato ai corsi d’acqua. La decisione di derogare – per consentire maggiori prelievi idrici a fini irrigui – aveva scatenato le proteste degli ambientalisti e di alcuni studiosi.
Ma il Consiglio dei Ministri ( su proposta del ministro Calderoli ) ha deciso di impugnare la norma per incostituzionalità: “talune disposizioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale ed europea in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, nonché di tutela dei beni culturali, violano gli articoli 9 e 117, primo comma e secondo comma, lettera s, della Costituzione”.
Il presidente parla di una “provocazione normativa”, fa sapere, per portare all’attenzione del Governo le esigenze del mondo agricolo piemontese. Questa la tesi, ribadita anche dall’assessore all’ambiente, Matteo Marnati, durante la giornata dell’agricoltura che si è svolta recentemente nel Novarese.
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