Prezzi all’origine in discesa, mercato instabile, concorrenza che la fa da padrone. Terminate le operazioni di raccolta, il mondo del riso tira le somme. E guarda con preoccupazione al futuro.
Natalia Bobba, presidente di Ente Nazionale Risi, questo è un futuro che dipende molto o quasi tutto dalle decisioni che saranno assunte a Bruxelles?
“Praticamente si decide tutto in Europa, ai livelli di Parlamento, Consiglio, Commissione. E noi non vogliamo essere spettatori, tagliati fuori. Diciamo subito che non ci stiamo: il riso non può essere l’agnello sacrificale sull’altare di altre concessioni. E’ inammissibile. Il settore risicolo non può essere sacrificato nell’ambito di un pacchetto di concessioni riguardanti le cosiddette “riammissioni” che prevedono di riammettere ai Pasi d’origine i cittadini transitati nell’UE, fermati o in situazioni irregolari o che comunque non soddisfano i requisiti d’ingresso o di soggiorno”.
Ma che cosa c’entra il riso Made in Italy con la questione migranti?
“Si vuole inserirlo in un negoziato e considerare il cereale come merce di scambio. La presidenza danese di turno del Consiglio dell’UE vorrebbe chiudere in fretta. E ha come obiettivo l’automatismo della clausola di salvaguardia (che prevede l’immediata applicazione di dazi), ma soltanto sopra la soglia delle 608.000 tonnellate di riso importato dai Paesi Meno Avanzati. Un livello ritenuto da noi insopportabile. La nostra richiesta invece è di 200 mila tonnellate, un’asticella oltre la quale deve scattare la salvaguardia. Non dimentichiamo, inoltre, che dal Sudest asiatico arriva in Europa cereale che non rispetta per niente i parametri di salubrità: in Cambogia e in Myanmar si utilizzano pesticidi che da noi sono stati messi al bando da anni, come il triciclazolo. Non esiste reciprocità alcuna, la nostra risicoltura non è minimamente protetta”.
La battaglia combattuta dalla risicoltura europea ha qualche possibilità di ottenere un risultato?
“L’Italia, primo produttore di riso europeo con il 57% della superficie, ha assunto un ruolo di guida tra le nazioni dell’UE. Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, si sta battendo con noi per affermare questi concetti. Tutelare il settore risicolo significa anche difendere l’ambiente e la sicurezza alimentare. Con noi ci sono anche Francia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Grecia, Bulgaria e Romania che fanno parte dell’alleanza EUrice, voluta dal ministro. Il coinvolgimento deve riguardare anche il ministero degli Esteri”.
A Roma avete incontrato, con il ministro Lollobrigida, il Commissario europeo pe il commercio e la sicurezza economica, le relazioni interistituzionali e la trasparenza, Maros Sefcovic. Sono stati compiuti passi avanti?
“Ho portato all’attenzione la discussione in corso a Bruxelles sulla salvaguardia automatica . Ho sottolineato che purtroppo stiamo notando una continua presa di posizione da parte della Commissione volta più a tutelare la produzione dei Paesi del Sudest asiatico che il settore risicolo comunitario. E ho chiesto quali decisioni intende assumere la Commissione in merito al dossier riaperto dalla Presidenza danese per garantire un futuro alla nostra risicoltura, difendendo chi ogni giorno lavora per consentire la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente”.
Un altro tema riguarda l’accordo con il Mercosur…
“Ho espresso forte preoccupazione per la concessione prevista di 60 mila tonnellate in quote a dazio zero (10 mila tonnellate per anno). Si tratta di cereale proveniente dal Sudamerica che si aggiungeranno a quanto già previsto da innumerevoli accordi o concessioni unilaterali”.
La risposta?
“Sefcovic ha affermato che la Commissione si sta impegnando a trovare una soluzione efficace per garantire un futuro al comparto. Ha inoltre riconosciuto che il settore risicolo, al quale il nostro ministero dell’Agricoltura è particolarmente attento, è considerato strategico anche per le istituzioni dell’Unione e si cercherà di fare tutto il possibile per assicurare un’efficace tutela. Da parte mia ho ribadito la necessità di azioni concrete e tempestive per difendere la risicoltura europea da una concorrenza sleale e insostenibile”.


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