“Stop al riso birmano”. Questo il senso dell’appello lanciato da Coldiretti e Filiera Italia all’Unione Europea Piemonte nella giornata mondiale di lotta allo sfruttamento minorile. “Occorre fermare le agevolazioni concesse a prodotti come il riso birmano, che sfruttano il lavoro dei bambini e far valere gli accordi commerciali e il principio di reciprocità. Dei bambini che nel mondo sono sfruttati, sette su dieci lavorano nei campi per produrre il cibo che spesso arriva sulle tavole europee, all’insaputa dei cittadini”. Uno scandalo che Coldiretti Piemonte ha denunciato, già da tempo, con il documentario “Rice to love”, girato proprio in Birmania dal giornalista torinese Stefano Rogliatti, il quale racconta, attraverso le testimonianze dei protagonisti, il mondo della risicoltura in Birmania dove il riso è il comune denominatore che gioca un ruolo fondamentale sia come risorsa alimentare sia come merce di scambio.
“Il riso asiatico, a partire da quello birmano, gode peraltro di facilitazioni come l’azzeramento dei dazi ed il risultato è che nell’attuale campagna di commercializzazione si sta registrando una vera e propria invasione di prodotto sul mercato Ue, con le importazioni dalla Cambogia e dal Myanmar (ex Birmania) che al primo giugno 2025 hanno già segnato un +13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un picco del 40% per il riso tipo Indica – spiega Roberto Guerrini, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore risicolo -. L’Italia finisce per essere la prima vittima degli arrivi incontrollati di prodotto asiatico: per questo qualsiasi altra soluzione che non preveda il blocco automatico delle importazioni non sarebbe utile alla tutela del settore”.
“L’auspicio è quello di creare un blocco con i rappresentanti degli altri Stati Membri produttori di riso (Spagna, Portogallo, Francia, Grecia Ungheria e Bulgaria) per portare il Consiglio Ue sulle posizioni già espresse dall’europarlamento” sottolineano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale-. Ricordiamo che in Piemonte si concentra la maggior parte della produzione di riso, a livello italiano, con 8 milioni di quintali, circa 1900 aziende per un totale di 117 mila ettari. Vista l’importanza economica della nostra risicoltura, va messa in atto ogni misura di sostegno contro le importazioni selvagge che danneggiano il nostro riso piemontese”.
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