“Fermate quel riso figlio delle stragi”

di Gianfranco Quaglia

Sul tavolo del neo commissario europeo all’Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, uno dei primi dossier da aprire e esaminare nel 2020 riguarderà il Myanmar. In particolare la protesta dei risicoltori che chiedono a gran voce il ripristino dei dazi all’export di riso birmano tipo japonica verso l’Unione Europea, oltre all’esclusione del Myanmar dai benefici previsti per i Paesi che sin qui usufruiscono del regime EBA (Everthing but arms), tutto tranne le armi. La clausola di salvaguardia era già scattata per l’export di riso Indica, ma il Myanmar ha aggirato il blocco pintando su una massiccia esportazione di riso Japonica (il medesimo che si coltiva in Italia), con un aumento del 300 per cento, profilando gravi difficoltà ai danni dei coltivatori con il nostro Paese primo produttore europeo (oltre 4 mila aziende, 1,40 milioni di tonnellate). Non è solo una questione puramente economica: in gioco c’è anche e soprattutto la violazione dei diritti umani da parte del governo di Myanmar nei confronti del popolo musulmano dei Rohingya, un genocidio duramente condannato dall’Assemblea Generale dell’Onu con l’approvazione di una risoluzione che invita il governo birmano a combattere qualsiasi forma di incitamento all’odio contro tutte le minoranze. Proprio i Rohingya, contadini coltivatori di riso, sono stati incarcerati, uccisi, torturati, depredati e spogliati di ogni loro piccolo bene, comprese le risaie che rappresentano l’unica fonte di guadagno e di sopravvivenza. Il Myanmar era già stato messo nel mirino da un altro rapporto delle Nazioni Unite con l’indice puntato anche contro il premio Nobel Aung San Suiu Kyi, accusata di non aver fatto nulla per evitare il genocidio.

“Il riso delle stragi” che arriva in Europa è un dato di fatto e sotto gli occhi di tutti. Un paradosso la concessione tariffaria che stride con la violazione delle più elementari regole dei diritti umani. Ecco perché soprattutto l’Italia, che ha già fatto sentire la sua voce attraverso Ente Risi e la ministra Bellanova, ora si attende un passo deciso da Bruxelles. La risoluzione approvata dal Palazzo di Vetro con 131 sì su 193 Paesi non può essere disattesa. Finora la Commissione europea non ha reagito, ma il Commissario Wojciechowski, che è anche un giurista, non potrà ignorarla.

 

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