A volte può essere un cereale a confermarci che qualcosa è cambiato, che stiamo uscendo dalla pandemia. Comunque sia, che è in atto un’inversione di rotta. Il segnale arriva da un particolare tipo di riso, Selenio, coltivato nelle nostre pianure, appartenente al gruppo merceologico cosiddetto “Comune o Originario”. Quindi neppure un fino o un superfino, come il Carnaroli, principe di risotti. Ma il Selenio è il tipo di riso più adatto al sushi. Ebbene, per oltre un anno, a partire dal 2020, il Selenio navigava sui bassi fondali dei mercati, in quanto il settore Ho.re.ca. (Hotellerie.Restaurant.Cafè) era impedito dal lockdown e dalle chiusure serali dei ristoranti. All’annuncio della dilazione dell’orario del coprifuoco o addirittura alla sua cancellazione, si è rimesso in moto il settore. E hanno riaperto anche i locali specializzati in cucina etnica, come appunto quelli dedicati al sushi. E il Selenio ha rimesso fuori la testa. Insomma, di nuovo apprezzati e richiesti i suoi chicchi piccoli e tondi, adatti alla preparazione del piatto giapponese che tanto incontra tra i nuovi consumatori e non solo. La riprova è che sui principali mercati risicoli (Vercelli, Novara, Mortara) la quotazione di questo tipo di riso è balzata all’attenzione: sfiora i 50 euro il quintale, come dire ha eguagliato e in qualche caso superato il Carnaroli e l’Arborio. Non era mai accaduto, ma questo è un segnale, l’effetto collaterale delle riaperture che dovrebe far intravedere, sebbene con molta prudenza, la svolta.
Effetto Selenio quel riso ci rivela il cambio di passo
di Gianfranco Quaglia
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