Datemi un albero e solleverò Torino

di Gianfranco Quaglia

Non è un bel record, quello detenuto da Torino: la città più inquinata d’Europa. E non è casuale che il capoluogo piemontese, un tempo capitale d’Italia e ora dell’inquinamento, ospiti il prossimo agosto il raduno internazionale dei Fridays for future, alla presenza di Greta Thunberg, che è già venuta a Torino nel 2019. Scendere dal podio dell’inquinamento causato dall’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e delle emissioni, sarebbe l’obiettivo. Ma non è facile, se ancora qualcuno mette in dubbio l’urgenza di una svolta drastica. Non bastano neppure le limitazioni ai veicoli diesel circolanti in alcune ore della giornata. Puerile attendere l’arrivo di perturbazioni che puliscano l’aria. Il “caso Torino” è analogo ad altre città italiane che condividono o rasentano il primato, come Alessandria, Milano, Napoli. Eppure servirebbe un’inversione di tendenza: uno studio di Coldiretti ha calcolato che in Italia ogni abitante dispone di appena 31 metri quadrati di verde urbano, con una situazione particolarmente critica nelle metropoli del Nord (17,9 a Milano, 22 a Torino). La soluzione, almeno in parte, del problema, si chiama albero: una pianta adulta è in grado di catturare nell’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante sino a 20 mila Kg di anidride carbonica all’anno. Basterebbero queste cifre, parametrate al numero degli abitanti, per comprendere quanto sia possibile cambiare rotta: un albero per ogni abitante o almeno in rapporto a ciascun nucleo familiare.

 

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