Dall’aratro di legno ai droni e ai led

di Gianfranco Quaglia

Ricorda ancora l’aratro di legno solcare le colline della sua Toscana e le cattedre ambulanti. Le botti di liquame che attraversavano i centri per raggiungere i campi, suscitando le proteste dei cittadini. E la “collina di sale”, il primo fertilizzante arrivato dal Cile. Silvano Bertini era un predestinato, forse già nel nome che lo legava alla terra. E’ fra i pochi grandi tecnici italiani a raccontare l’evoluzione agricola, considerata la bella età di 91 anni che invece di frenarlo lo incita a guardare ancora di più al futuro, a tenere il passo. Anzi, a “mettere in riga” i più giovani colleghi, attraverso un costante aggiornamento, a prescindere dall’obbligo di legge. La sete di sapere, la curiosità, lo spingono a organizzare visite e incontri, non solo per dovere di ruolo, visto che è presidente dell’Associazione dei laureati in scienze agrarie di Novara e Verbano Cusio Ossola. Quando arrivò a Novara, catapultato in terra di risaia dopo aver vinto il concorso, subito gli agricoltori s’accorsero di avere non di fronte, ma accanto un amico competente e di eccellenza. Si mise al loro servizio con entusiasmo: quando arrivava fra le viti malate di pernospera il parroco del paese faceva suonare le campane. Poi s’immerse nelle risaie, trovò soluzioni agroambientali anticipando i tempi. Ora spinge per l’aggiornamento costante, ha gli occhi rivolti al cielo, ma non per misticismo. L’agricoltura si traccia non solo con l’aratro, ma con le rotte dei droni e dei satelliti, con il gps che guida il trattore e segna la strada giusta. Oppure con strutture avveniristiche, come “Serra 2000”, all’Istituto agrario Bonfantini di Novara, dove ha voluto portare i suoi colleghi più giovani per vedere e toccare da vicino che non tramonta mai il sole: qui un’energia luminosa artificiale a Led consente di coltivare tutto l’anno produzioni orticole. 

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