Con la strada del riso nasce la Camargue Made in Piemonte

di Gianfranco Quaglia

Il prodotto c’è, si chiama riso. Ed è Made in Italy. Prezioso e inimitabile. Una potenzialità enorme da
utilizzare in tutte le sue caratteristiche, tali da trainare anche il territorio sotto più profili: turistico,
economico, sociale, storico, culturale. Insomma, diversificazioni che s’intrecciano con l’agricoltura e può
portare ulteriore sviluppo. Questo l’obiettivo della “Strada del riso vercellese di qualità”, presieduta da
Massimo Biloni, radici novaresi e cuore bifronte, immerso nella risaia di Novara e attività promozionale che
spazia anche a Vercelli. Nel capoluogo eusebiano, anzi nel Parlamentino dell’Associazione Irrigua Ovest
Sesia (che da poco ha festeggiato i 170 anni), sotto il busto di Camillo Benso Conte di Cavour, Biloni ha
presentato il programma della “Strada”, che si sta allargando per assumere la denominazione di
“piemontese”. Ora si tratta di compiere il passo decisivo per promuovere il territorio e trasformarlo in
un’attrazione turistica italiana classica, così come è avvenuto -ad esempio – in Camargue, che vanta una
storia di turismo. Compito che presuppone salto di qualità, anche da parte dei coltivatori di riso coinvolti in
questa nuova sfida incardinata sull’ospitalità. Per concretizzare il progetto Biloni schiera in campo esperti
del marketing, come Andrea Succi, coordinatore territoriale che arriva da Ravenna, e Katia Mastroeni,
coordinatrice turistica: esperti con il compito di affiancare agricoltori, operatori, guide ecc. allo scopo di
formare una squadra trasversale e diffusa che promuova la cultura dell’ospitalità. S’incomincia con tre
workshop formativi: a Crescentino, Carisio, Stroppiana

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