Coldiretti: “Un’impresa su 3 in Piemonte a rischio chiusura”

Coldiretti: “Un’impresa su 3 in Piemonte a rischio chiusura”

Un’impresa agricola piemontese su 3 delle 90 mila rischia la chiusura a causa dei costi di produzione e dell’energia alle stelle, della siccità, dei danni da selvatici, delle speculazioni lungo le filiere e, non da ultimo, dei due anni di pandemia. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Piemonte che ha incontrato il governatore del Piemonte Alberto Cirio, nella sede regionale di Coldiretti. Presenti, oltre al presidente regionale Roberto Moncalvo e al delegato confederale, Bruno Rivarossa con i direttori provinciali, i presidenti delle Federazioni provinciali Coldiretti che sono intervenuti sui diversi comparti, in base alle loro deleghe, nello specifico: Mauro Bianco di Alessandria per il cerealicolo, Marco Reggio di Asti per il vitivinicolo, Enrico Nada di Cuneo per l’ortofrutticolo, Sara Baudo di Novara/Vco per il lattiero caseario, Bruno Mecca Cici per la zootecnia da carne e Paolo Dellarole per il risicolo. In collegamento video, il Capo Area Legale di Coldiretti, Raffaele Borriello: “Finalmente si definiscono quegli elementi caratteristici dei contratti affinché venga disciplinata la relazione commerciale fra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli e alimentari –. Non solo, però. Il decreto, infatti, istituisce una authority dedicata in tema di monitoraggio, prevenzione e lotta alle pratiche sleali. Prima i rapporti contrattuali erano regolati dall’Antitrust. Ora il compito è passato all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari”.

 

In primo piano la siccità, i cui danni, visto il protrarsi della crisi idrica, stanno crescendo a dismisura e sono saliti ad oltre 1 miliardo e mezzo in Piemonte. Toccati tutti i comparti causando una diminuzione dei raccolti fino al 50% del mais, fino al 30% del grano, dal 30 al 100% del riso, in particolare nella zona di Novara dove la mancanza d’acqua è pressoché totale, e dei foraggi per il bestiame. Provoca, inoltre, un calo del 20-30% della produzione di latte, tipico durante l’estate ma non di questa entità. Altra tematica comune tra più comparti di cui si è parlato, è la diffusione del coleottero giapponese, la Popilia Japonica,.

“Per la nostra Regione, dove l’allevamento, in particolare della storica razza Piemontese, riveste un ruolo economico di grande rilevanza, è urgente, oltre agli 80 milioni di euro stanziati dal Governo per le filiere zootecniche in crisi, integrare tale fondo al fine di consentire un vero e concreto rilancio del comparto per evitare la chiusura delle stalle, ovvero di un sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di carne di grande qualità e di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento ed il degrado – hanno evidenziato Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Così come è prioritario ristorare i danni provocati dalla siccità, ottenere lo stato di calamità per il Piemonte”.

Cinghiali: una situazione denunciata, nello scorso mese di giugno, nell’indagine Ungulati emergenza sul territorio, realizzata dal giornalista Stefano Rogliatti. Dalla peste dei cinghiali, agli incidenti stradali, l’ultimo mortale della settimana scorsa a Villanova Mondovì, alle problematiche ambientali: è ora di agire senza ulteriori indugi, cavilli burocratici e strumentalizzazioni, incrementando gli abbattimenti che sono appena di circa 2 mila capi quando l’obiettivo è di 50 mila poiché, oltretutto, a causa dei cinghiali, sono già stati persi circa 80 mila ettari che, se fossero tutti coltivati a frumento tenero, corrisponderebbero a 600 milioni di kg di pane non prodotto.Coldiretti Cirio

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