Cacciatori dell’acqua perduta in un Piemonte dissetato con il pollo di Trilussa

di Gianfranco Quaglia

Che cosa c’entra il pollo di Trilussa con la mancanza d’acqua in Piemonte? Secondo Anbi (L’associazione nazionale che riunisce i consorzi di bonifica) c’entra eccome. Perché nasconde il dramma dei territori assetati. Com’è noto secondo il poeta romano Trilussa la statistica è la scienza secondo la quale se uno mangia due polli al giorno e un altro nessuno, insieme mangiano in media un pollo al giorno a testa. Teoria più che mai veritiera per il Piemonte, regione considerata oggi la più arida d’Italia e forse anche d’Europa. Ma qui al posto del pollo da dividersi c’è l’acqua. Gli agricoltori (in particolare i risicoltori) si stanno improvvisando cacciatori di acqua perduta. 

In questo inizio di primavera idrica sorride soltanto la Valle d’Aosta, ma non certo il confinante Piemonte dove è piovuto e nevicato la metà del consueto: il deficit pluviometrico mensile si attesta al 40%, ma a livello di bacini fluviali arriva a toccare l’81% sull’Orba, il 74% sulla Bormida, il 67% sul Cervo, il 62% su Scrivia Curone. Per quanto riguarda la neve, nel bacino piemontese è al 48%, ma solo perché nel macrobacino della Dora Baltea, in continuità con quanto rilevato nella vicina Valle d’Aosta, la situazione risulta essere nella media (per la pioggia c’è addirittura un surplus). Negli altri bacini fluviali, invece, si registrano deficit di manto nevoso fino al 100% sul Cervo, 99% sul Tanaro, 85% sulla Stura di Demonte, 82% sul Ticino. Calano le portate di tutti i fiumi: Tanaro ha oltre l’80% in meno di acqua, Toce -75%, Stura di Lanzo -72%, Stura di Demonte -70%. Le risorse idriche disponibili complessive sono inferiori del 45% alla media. “Ma solo perché a falsare i dati statistici è ancora il macrobacino della Dora Baltea (-7%), senza il quale lo scarto salirebbe addirittura al 73% nel Piemonte meridionale. Ovviamente non va meglio per le acque sotterranee, le cui analisi evidenziano ovunque una situazione di criticità diffusa. Sembra senza fine la crisi idrica del Piemonte. – sottolinea Francesco Vincenzi, presidente nazionale di Anbi – Oltre 8.000 ettari di risaie, che svolgevano una straordinaria funzione ambientale, contribuendo a rimpinguare le falde e ad irrorare i territori non saranno sommerse. E’ incredibile e preoccupante che ampie zone della regione siano toccate da una siccità definita estrema, cioè l’anticamera della desertificazione.” E Mario Fossati, direttore generale di Est Sesia, il più grande Consorzio irriguo d’Italia, definisce la situazione con un aggettivo: “Esplosiva”. Forse neppure la turnazione, metodo al quale il consorzio ha deciso di ricorrere, riuscirà a dissetare in parte equanime tutti i campi. C’è il rischio che la “regola” del pollo di Trilussa accontenti pochi a scapito di tanti altri.

 

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