Nel Principato il respiro della prima risaia d’Italia

Nel Principato il respiro della prima risaia d’Italia

Schermata 2017-10-07 alle 01.57.43In ogni angolo c’è il respiro dei secoli trascorsi, ancora presenti con i segni inconfondibili della struttura medioevale. Quella che i monaci cistercensi, arrivati da Oltralpe nella pianura piemontese delle Grange, in provincia di Vercelli, realizzarono con certosina pazienza e dedizione. Alla tenuta agricola del Principato di Lucedio il tempo non si è fermato, ma è stato custodito dalla famiglia della contessa Rosetta Clara Salvadori Cavalli d’Olivola, ancora presente con il figlio Paolo, che dirige questa grande azienda cerealicola. Tutto riso, 600 ettari, fra le più grandi d’Europa. Tutto fatto in casa, ad eccezione della sbramatura del prodotto, affidato a una riseria esterna, restituita e confezionata nel Principato. Da qui il Carnaroli, il Venere, fra le varietà più richieste insieme con il Selenio finalizzato al Sushi, prendono il volo verso mete lontane, in tutta Europa e in altre parti del mondo. Oltre 2600 tonnellate l’anno di produzione, il 70% destinato all’export.

Dei monaci cistercensi sono rimaste le tracce che oggi rappresentano punti d’incontro e d’attrazione, come la sala capitolare. Il tutto in una cornice che richiama e rimanda a un Medioevo operoso, quello dei cistercensi, appunto, che arrivarono qui, dissodarono le terre paludose e boscose, le resero fertili e seminarono i primi chicchi di riso. In questo contesto carico di storia e fascino, il luogo è scelto per matrimoni, banchetti, convegni. Ma sono soprattutto i suoni e i silenzi della prima risaia italiana risaia a parlare ai numerosi turisti, circa 10 mila ogni anno, privenienti da tutta Europa e acolti dal conte e dalla contessa.

 

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