Un caffè vale tre litri di latte. E un chilo di pane? Quindici di grano

di Gianfranco Quaglia

Se il baratto fosse ancora in uso (e la crisi lo sta rivalutando) gli agricoltori vi farebbero ricorso nello scambio dei servizi. L’episodio del contadino della provincia di Rovigo che nell’agosto scorso pagò un taglio di capelli di 11 euro con un sacco di 73 chilogrammi di grano fece scalpore. Ma potrebbe non essere isolato, se consideriamo i risultati di un’analisi Coldiretti dalla quale si evidenzia che l’agricoltura è l’unico settore a far registrare un calo del valore aggiunto. In altre parole, per l’effetto della deflazione che ha tagliato i prezzi riconosciuti alla fonte, il settore primario risulta in controtendenza rispetto agli altri comparti, con un -3,7% nel 2016. Non stupiamoci se al bar capita di incontrare un agricoltore con un bottiglione di oltre tre litri di latte chiedendo in cambio un caffè: perché quello è il valore corrispondente. E per un chilo di pane? Occorre portare al panettiere almeno 15 chili di grano.

Bastano questi dati per far comprendere come la gente dei campi lavori sottocosto. Anche nel settore riso, che sino a qualche anno fa godeva di una specie di deroga benedetta, la situazione si è capovolta e i 30 euro di media corrisposti al quintale non coprono i costi di produzione. In generale i prezzi pagati agli agricoltori si sono ridotti del 5,2% con punte di -11,6% per i cereali.

Ma c’è un altro aspetto che preoccupa, la stagnazione dei consumi. Il 2016 si è chiuso con il segno meno per la spesa alimentare delle famiglie italiane. Qualche dato: -5% per le carni, -6 per i formaggi, -10 per i salumi. Gli unici alimenti positivi sono stati i prodotti ittici (+2,5%) e la frutta (+2,5%).

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